Nelle scorse ore è stata resa disponibile su Netflix la terza stagione di Glow Up, il talent show dedicato ai truccatori in erba più promettenti del Regno Unito, realizzato in collaborazione con la BBC. Oltre ad introdurre prove inedite e una nuova conduttrice, la sfida fra make-up artist ha l’onere e l’onore di essere il primo programma ad allegare i pronomi scelti dai propri concorrenti alle loro schede di presentazione, nonché ai sottopancia che appaiono nel corso delle puntate.
In linea con le pratiche che anche i social network stanno attuando per una maggiore inclusività, anche la televisione cerca di rimanere al passo con i tempi, introducendo i pronomi preferiti alle tradizionali informazioni sull’età e sul lavoro dei partecipanti a un talent show. È il primo caso del genere nel Regno Unito, ed essendo il programma trasmesso anche in Italia, vale anche per la nostra cultura tv. In attesa che anche le nostre produzioni si adattino alle richieste del pubblico, anche in quelle in cui l’attenzione alle tematiche LGBTQ+ non è dominante, c’è da fare però un appunto.
La stampa internazionale suppone che la scelta della produzione di Glow Up di aggiungere i pronomi alle schede dei concorrenti della terza edizione sia stata dettata dalla presenza di Jack Oliver, make up artist che si identifica nel genere non binario. Per fare in modo che tutti gli spettatori, anche quelli meno avvezzi a certe pratiche linguistiche, possano parlare di loro con i termini corretti, lo show avrebbe deciso di rivoluzionare il sistema di descrizione. Non si ha la certezza che sia stata la partecipazione di una persona non binaria ad aver rappresentato la spinta del cambiamento, sta di fatto che il lecito tentativo di rendere chiara la questione di genere non è passato nella traduzione italiana.
Chi segue Glow Up con i sottotitoli in italiano, infatti, avrà notato che sin dalla prima puntata la resa nella nostra lingua del pronome “they/them” è quella letterale, ovvero “loro“. Lo stesso errore compiuto lo scorso maggio dalla gran parte dei quotidiani italiani per parlare del coming out come persona non binaria di Demi Lovato. Qui ne abbiamo parlato in maniera approfondita, ma tocca ribadire anche in questa occasione che il “they” singolare inglese non deve essere tradotto in italiano con “loro”. Le soluzioni per riferirsi a una persona non binaria in italiano sono molteplici, dall’indicazione dello schwa come desinenza, all’esterisco, fino all’indicazione della vocale u. La forma neutra in inglese è registrata nell’Ocford Dictionary sin dal Medioevo: che sia arrivato il tempo di normarla anche nelle nostre grammatiche?
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Si puo' tradurre con lui oppure lei, che va bene lo stesso.