MILANO – «Quello che è accaduto a me, non deve più succedere». E’ determinato e sicuro Francesco (nome di fantasia), il ragazzo sieropositivo che ha denunciato il comportamento discriminatorio di un dentista della provincia milanese. Il professionista, dopo essere stato informato della condizione di sieropositivo di Francesco, ha opposto mille resistenze per evitare di dovergli curare un insopportabile dolore al molare. Adesso, dopo la denuncia di Francesco, gli organi di stampa nazionali, dai quotidiani a Striscia la notizia, da Maurizio Costanzo ai media gay, si risvegliano alla situazione delle strutture sanitarie ordinarie, troppo spesso non adeguate per accogliere tutti i pazienti, indipendentemente dalla loro storia clinica. E il diretto interessato rilancia: non chiede risarcimenti in denaro, ma l’impegno da parte del medico, a finanziare una campagna nazionale di informazione e sensibilizzazione diretta a tutti i dentisti.
Il caso. Pochi giorni fa, Francesco accusa un forte e improvviso dolore a un molare: «In tre giorni il dolore è diventato insostenibile – riferisce – e non potendo attendere e soprattutto raggiungere Milano, dove riceve il mio dentista abituale, per il forte dolore, ho consultato le pagine gialle e mi sono rivolto allo studio medico Caprotti & Cattaneo con sede a Parabiago».
Ricevuto dopo poche ore dal dottor Caprotti, Francesco ha l’attenzione di comunicargli “serenamente” la sua condizione di sieropositivo. Il dottore tuttavia gli mostra perplessità circa la sua disponibilità a curarlo, consigliandogli di rivolgersi al Pronto Soccorso più vicino o ad un altro Studio medico. «Le due argomentazioni con cui ha giustificato la sua posizione – racconta Francesco – sono state da un lato, l’impossibilità di darmi medicinali non conoscendo la mia posizione clinica; ma questa è subito stata fugata perché l’ho fatto parlare direttamente con la dottoressa che mi segue. L’altra, consisteva nella necessità di attrezzare lo studio per accogliermi (ma non dovrebberro essere tutti attrezzati?) e per “isolare” lo spazio per ricevermi».
«L’operazione avrebbe richiesto uno spazio temporale di un’intera mezza giornata per l'”isolamento” e la “sterilizazione” e soprattutto avrebbe richiesto, in relazione all’elevato numero di ore di lavoro, un’altissimo esborso di denaro – continua a raccontare Francesco – L’unica soluzione possibile presentatami era quella di prenotare una mezza giornata, pagando una cifra per me assolutamente impossibile».
In quella sede, Francesco non ha potuto far altro che prendere la ricetta degli antidolorifici che il dottor Caprotti gli ha fatto, e tornarsene a casa. Ma molte domande gli sono rimaste dentro: «Quali sono le precauzioni che questo Studio medico adotta qualora un paziente sieropositivo non informa il Dottore della propria malattia? Non si dovrebbe provvedere a sterilizzare gli attrezzi di lavoro e quant’altro indipendentemente dalle informazioni in proprio possesso in modo da garantire e tutelare ogni paziente? Un professionista non è tenuto a curare i pazienti indipendentemente da fattori legati alle condizioni sanitarie dei singoli soggetti? I diritti di un paziente sieropositivo non sono gli stessi di tutti gli altri pazienti che necessitano di assistenza sanitaria?»
Queste e altre domande Francesco le ha rivolte anche all’Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri di Milano, presso il quale ha presentato una denuncia per il comportamento del medico, oltre a quella presentata all’autorità giudiziaria per omissione di soccorso. «Ma non voglio arricchirmi con questo caso – precisa – Voglio un risarcimento morale che troverò equo nel momento in cui il dottor Caprotti si mobiliterà per fare a proprie spese una campagna nazionale di informazione e sensibilizzazione sul trattamento delle persone sieropositive diretta a tutti i medici dentisti».
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