Trentanove anni, un eroe dei diritti LGBTQI del paese, rapito e strangolato dopo giorni di torture. Il corpo di Rene Martinez è stato trovato solo dopo vari giorni che era stato caricato a forza su un’auto di fronte a casa, mentre era di ritorno dal lavoro. Il sequestro era avvenuto mercoledì: per vari giorni quindi l’uomo è rimasto in balia dei suoi rapinatori, fino al tragico evento di ieri.
Martinez collaborava per la Comunidad Gay Sampedrana, un’associazione LGBTQI del posto, e per lo Youth Alliance Honduras, un gruppo con sede a Chamelecón che promuove iniziative votate alla sensibilizzazione della non violenza finanziato dall’Agenzia Americana per lo Sviluppo Internazionale. È proprio l’ambasciata americana in Honduras a ricordarlo: “A nome del governo e del popolo statunitense, condanniamo nei termini più forti possibili l’omicidio di Rene Martinez. Leader della comunità LGBTQI di San Pedro Sula e figura politica in ascesa in Honduras, la sua morte arriva come un forte shock. Porgiamo le nostre condoglianze ai suoi familiari e amici e ci aspettiamo un’indagine completa e approfondita sulle circostanze della sua morte. Abbiamo già offerto la nostra collaborazione alle autorità honduregne per affermare la giustizia in questo caso”.
Al momento la polizia sta indagando ma non ci sembrano apparenti motivi per un’uccisione così atroce: è ancora da stabilire se si tratti di un omicidio a sfondo omotransfobico. Martinez era stato partecipe di una delle più importanti conferenze della comunità LGBTQI nel paese, lo scorso ottobre a Tegucigalpa: insieme ad altri 300 attivisti (tra cui Tamara Adrián, la prima persona dichiaratamente transessuale ad essere eletta all’Assemblea Nazionale Venezuelana) aveva discusso della promozione di una politica dell’inclusione delle diversità sessuali nell’America Latina e nei Caraibi.
In Honduras l’omosessualità e legale ma non c’è alcun tipo di riconoscimento giuridico, né politico: già nel 2009 Walter Orlando Tróchez, difensore dei diritti LGBTQI, venne assassinato nella capitale per essersi opposto al golpe militare contro il governo di Manuel Zelaya e per aver manifestato a favore della comunità omosessuale.
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