Il fallimento di un movimento LGBTQIA+ imbambolato dai narcisismi solitari

Quella sensazione di aver consegnato il paese a Meloni senza aver mai davvero lottato per i nostri diritti.

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giorgia meloni movimento lgbtqia+
giorgia meloni movimento lgbtqia+ elezioni 2022
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Soltanto il 64% degli Italiani aventi diritto si è recata a votare per le Elezioni Politiche del 25 Settembre 2022.

Fratelli d’Italia a guida Giorgia Meloni ha vinto le elezioni. La Lega di Matteo Salvini e Forza Italia di Silvio Berlusconi sono sprofondate nei consensi: insieme raccolgono poco più della metà dei voti di Fratelli d’Italia. L’Italia si appresta ad essere governata quindi da una coalizione sbilanciata verso la destra estrema.

Esce sconfitta la coalizione di centro sinistra. Affonda il Partito Democratico guidato da Enrico Letta, deludente il risultato di +Europa e di Verdi-Sinistra. Non sfonda il centro di Azione-Italia Viva.

Il Movimento 5 Stelle guidato da Giuseppe Conte diventa il terzo partito italiano.

Alla luce del parlamento più a destra della storia repubblicana, è bene prendere atto che le istanze LGBTQIA+, e più in generale i temi dei diritti civili e delle pari opportunità per le minoranze, non sono stati considerati fondamentali dagli Italiani che si sono recati al voto.

L’Italia non avrà alcuna legge contro l’odio omobitransfobico (nessun Ddl Zan). Nessuna possibilità di approvare il matrimonio egualitario, nessuna revisione della legge 164 del 1982 sulla transizione di genere. Le carriere alias saranno avversate. Le famiglie arcobaleno e l’omogenitorialità non solo non saranno riconosciute, ma saranno avversate. L’educazione sessuale e affettiva nelle scuole saranno bandite. Le persone intersex non saranno considerate degne di tutela. Le terapie riparative per “guarire” le persone LGBTQIA+ dalla loro “devianza” non solo non saranno vietate, ma saranno facilmente incoraggiate.

Possiamo dire che gli Italiani hanno votato contro la comunità LGBTQIA+?

No. Lo scenario post-pandemico, la povertà che morde la vita quotidiana, la guerra in Ucraina, la crisi energetica e la complessità di uno scenario geopolitico e di un pianeta in tumultuoso mutamento, hanno indotto gli italiani, ancora una volta, a rivolgere le proprie speranze verso il carisma dal sapore dolcemente autoritario di una singola persona: Giorgia Meloni.

Ancora una volta sulla società italiana agisce senza freni quella seduzione per la scorciatoia carismatica, per la via più facile. E la tentazione de “l’uomo forte” (questa volta di genere biologico femminile) si rinnova come l’opzione italiana storicamente più consolatoria, patriarcale, convincente.

Eppure le battaglie per i diritti, per la salute del pianeta e per la equa redistribuzione delle ricchezze sono intrinsecamente legati e restano l’unica risposta razionalmente adeguata agli scenari che abbiamo davanti.

In verità, non possiamo nascondere a noi stessə una domanda per troppo tempo rinviata: la comunità LGBTQIA+ italiana esprime un movimento di opinione in grado di far sentire la propria voce?

Ha saputo fare pressione sui partiti? Le associazioni LGBTQIA+ si sono fatte sentire a sufficienza? O abbiamo abdicato allo strombazzo legittimo, lodevole, ma forse vano, delle mille bolle di follower intrappolati nelle piattaforme digitali e sulle copertine glamour?

Le pur sacrosante battaglie sui social network e le encomiabili performance solitarie sono sufficienti per indurre il legislatore ad ascoltare le nostre istanze e trasformarle in atti esecutivi?

La comunità LGBTQIA+ italiana saprà analizzare le responsabilità del proprio fallimento o consegnerà il suo destino all’atteggiamento vittimistico per un presunto fascismo di ritorno?

In queste ore di fosco risveglio, è netta la sensazione che Giorgia Meloni si ritrovi in mano un paese non per i propri meriti, ma per i demeriti di una società che ha abdicato alla lotta per i diritti, imbambolata dai narcisismi solitari.

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