Il MIT (Movimento Identità Trans) è il punto di riferimento più importante in Italia per la comunità trans.
Nata nel Giugno 1979 –unendo le proprie forze per l’approvazione (avvenuta il 28 Aprile 1982) della Legge 164, e permettendo il riconoscimento di tutte le persone trans dallo stato, in un’epoca dove i diritti della comunità non erano ancora contemplati dall’opinione pubblica – nell’arco di quarant’anni è stata la prima associazione italiana a prendersi cura e tutelare le persone transgender sul territorio.
Con sede principale a Bologna, ha circoli diffusi in tutta Italia – tra Roma, Treviso, Napoli, Catania, e Viareggio – è stato capitanata da personaggi storici del movimento: dalla pioniera Marcella Di Folco – presidente dal ’88 fino alla sua scomparsa il 7 Settembre 2010 e a cui Bologna ha dedicato una Piazza a suo nome – a Porpora Marcasciano (che recentemente ha raccontato decenni di lotte nel film Le Favolose e nel documentario Porpora) , fino a Nicole De Leo che anche nel 2023 ci tiene a ricordare: siamo ancora più unitə e incazzatə di prima.
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Ma oggi l’associazione rischia di chiudere i battenti dopo oltre 40 anni di attivismo. In vista dell’emergenza finanziaria, il MIT ha creato una raccolta fondi essenziale “per continuare ad esistere e resistere alle politiche fasciste, sessiste, classiste e razziste che infestano il momento storico del paese”.
Dai servizi del centro antidiscriminazione STAR allo sportello migranti, ai consulti per il sostegno psicologico, gli uffici difesa legale, i progetti in carcere e tutti i servizi dedicati al lavoro e la formazione, il MIT è ancora una risorsa fondamentale per il nostro paese, soprattutto alla luce di un clima politico che oggi come quarant’anni lascia i diritti delle persone trans appesi ad un filo: “La loro pretesa è quella di distruggere, uccidere, ciò che fa paura. Pretendendo che le persone che fanno loro paura vadano a curarsi. La cosa assurda è che la fobia ce l’hanno loro ma dal dottore a curarci dovremmo andarci noi” replicava Nicole De Leo lo scorso Marzo alle parole transfobiche di Giorgia Meloni.
Ancora privatə di una legge che garantisca la tutela di tuttə, il MIT fornisce casa, spazio, e voce a quelle lə voci rese invisibili dallo stesso sistema che non voleva riconoscerle qualche secolo fa. Ma la comunità continua a ruggire e ribadire la propria presenza, oggi più di prima.
“Difendere il MIT oggi significa non abbandonare il contesto sociale in cui l’associazione lavora da decenni: in consultorio, in strada e in carcere, il MIT è un presidio di sostegno e difesa per le persone trans* che vivono in quell’area di marginalità che moltə attivistə LGBTQIA+ rivendicano come luogo di lotta intersezionale” scrive il comunicato ufficiale “Difendere il MIT oggi significa anche contribuire all’esistenza e alla resistenza di un avamposto politico e culturale che contrasta le politiche fasciste, sessiste, classiste e razziste che infestano il momento storico del paese“.
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Foto in evidenza: pagina Facebook MIT
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