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Il Pd ammonisce Adinolfi per le sue frasi omofobe

Dopo la richiesta di espulsione presentata da Cristiana Alicata, la Commissione di Garanzia ammonisce Adinolfi. La dirigente romana: “E’ una piccola vittoria, ma stiamo mettendo dei paletti”.

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La Commissione di Garanzia del Pd del Lazio ha ufficialmente ammonito Mario Adinolfi per le frasi omofobe pronunciate qualche tempo fa. A darne notizia è Cristiana Alicata, dirigente regionale del Partito Democratico, che aveva posto la questione ai vertici del partito chiedendo, in realtà l’espulsione di Adinolfi.
La vicenda risale allo scorso marzo e ancora prima a gennaio quando Adinolfi, riferendosi ad Alfonso Signorini aveva scritto sulla sua pagina di Facebook "Me fa ‘na pippa a due mani quel frocetto" e poi ancora, parlando dei commessi di un negozio: "Ho anche dialogato amichevolmente con i servetti gay su maculati, leopardati e affini".
Come se non fosse sufficiente, a marzo, sempre dalle pagine di Facebook Adinolfi parlava dei rapporti gay come di "rapporti generati solo per soddisfare un egoismo".

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Adinolfi aveva anche affrontato il tema delle adozioni sostenendo che è meglio dare ai bambini una mamma e un papà invece che "siposono stufare della macchina nuova", ovvero due genitori gay, ed aveva aggiunto "ma per fare del bene a un bambino orfano, sicuri che il modo migliore sia travestirsi da papà e mamma quando si è Gino e Gabriele?".
"Dopo mesi di trafila paziente, anche il ricorso presentato alla commissione di garanzia contro le frasi pesantissime di Mario Adinolfi è arrivato a conclusione – scrive Cristiana Alicata sul suo blog -. La considero una vittoria, piccola, ma in ogni caso una vittoria, anche se la commissione prende uno strafalcione ricordando che Adinolfi si sarebbe battuto per il matrimonio gay, in realtà Mario aveva proposto il referendum tra gli iscritti per dimostrare che non era materia di interesse. Mario verrà richiamato e verrà chiarito che certe frasi non sono consentite dal nostro statuto. Non solo. Sarà chiarito che un’altra eventualità simile, comporterà altri provvedimenti".

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Certo non è l’espulsione che Alicata aveva chiesto nei confronti di un dirigente del partito che si era espresso in quel modo nei confronti della comunità lgbt ma considera positivo il fatto che il Pd riconosca "che l’omofobia non è solo violenza fisica come questa destra sta culturalmente cercando di dimostrare e conferisce gravità ad offese rivolte ad un pezzo di società discriminata con particolare attenzione ai soggetti più deboli e soli della comunità omosessuale, come i giovani dove il tasso di suicidio è elevatissimo".
Poi riporta la questione sul piano politico nazionale. "Il lavoro culturale è molto più impervio. Ci costringe a discutere, a confrontarci e non solo a punire – scrive Alicata -. Con Mario ci ho provato spesso. Forse Mario è un pò guascone, forse non è cattivo, ma a volte bisogna mettere dei punti fermi. Oggi abbiamo un punto fermo. Nel PD non è consentito offendere le persone omosessuali e usare un linguaggio omofobo. Abbiamo messo un mattoncino. Ora dobbiamo dare la definizione di "cosa significa offendere un omosessuale". Per me, per noi, è anche dirgli che non può essergli consentito il matrimonio o crescere dei figli. E questa è la battaglia che ci apprestiamo a fare nei prossimi anni. Per vincerla, ovviamente".

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