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Il successo: questione di coraggio…

L’oracolo lo aveva predetto: più donne per cambiare il mondo!

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Che cosa occorre alle donne per essere più competitive? Cosa ci manca per ambire a passaggi di carriera senza alcuna penalizzazione nei confronti degli uomini? Forse le risposte si riassumono nell’affermazione che Faustina La Latta, medico genetista specializzata nell’individuazione di malattie ereditarie presso la Clinica Mangiagalli di Milano, ha rilasciato in un’intervista al mensile Marie Claire: “Pensiamo ai requisiti che dovrebbe avere un leader nel campo della ricerca scientifica: creatività, speculazione, capacità di generare un progetto scientifico, coraggio, spregiudicatezza. Forse queste qualità mancano alle donne, ma non perché ne siano carenti, semplicemente non sono ancora allenate a questo esercizio mentale, dove bisogna osare, lanciarsi avanti con la testa”. Basta cominciare…

Lanciarsi avanti con la testa, è questo che le giovani donne italiane devono imparare a fare, forse. Le ricette non sono mai troppe. Di sicuro, c’è che almeno nel campo della scienza due vere

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talentuose si sono fatte strada, lanciandosi a tutta birra nelle loro ricerche e ottenendo un successo che fa ben sperare anche per quelle donne ancora sconosciute che stanno lottando in tutti i campi. Sto parlando di Barbara Ensoli, ricercatrice presso il laboratorio di virologia dell’Istituto Superiore di Sanità e coordinatrice del gruppo che ha messo a punto un vaccino contro l’Aids unico al mondo nel suo genere; e di Simona Cicero, nata a Cosenza, laureata in medicina a Perugia e approdata al Centro ricerca di medicina fetale del prestigioso King’s College Hospital di Londra. Gli studi della Cicero hanno permesso di disporre di un’indagine prenatale ultrasensibile e senza rischi per individuare nei feti la presenza della sindrome di Down. Due esempi di grande professionalità e serietà, soprattutto due esempi di quanto il coraggio e la determinazione paghino sempre, contribuendo ad aprire porte di palazzi il cui ingresso ci è precluso prima di tutto da noi stesse.

Secondo la nuova Segretaria Generale di Amnesty International, Irene Zubaida Khan, la cosa migliore nel suo mestiere è “avere la possibilità di fare la differenza”. Donna, asiatica, mussulmana. Un insieme di primizie concentrate in un essere femminile e aggraziato. Nel ’99 era a capo

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dell’Ufficio delle Nazioni Unite in Macedonia, zona calda, dove ha dovuto fronteggiare l’emergenza di centinaia di migliaia di albanesi provenienti dal Kosovo. Segno del capricorno, età 45 anni, viene dal Bangladesh dove per le donne la vita non è sempre facile, laureata ad Harvard in diritto pubblico internazionale, da vent’anni fa esperienza sul campo; è lei la prima donna, asiatica, mussulmana, a capo di un’organizzazione così importante com’è Amnesty International. A Durban, durante la Conferenza mondiale contro il razzismo non ha esitato a scuotere i governi riuniti avvertendoli che ”il razzismo infetta ogni Paese del Mondo” nessuno escluso.
Donne in prima fila, dunque. Donne che attendono altre donne pronte a farsi in quattro per contribuire a migliorare il mondo. Donne coraggiose, che ce n’è bisogno. E, attenzione..le lamentose non sono accette!

di jaguar

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