ROMA – Ha cantato al femminile senza indugiare, ha dato voce a difficili sentimenti, ha aiutato, con la sua musica, tante donne a crescere. Ha cantato Io e Maria, brano di indimenticabile dolcezza: «Ma quanto sei bella Maria, se ti guardo con gli occhi di un uomo sento forte la gelosia».
Ora arriva a Roma Paola Turci, che giovedì 2 settembre proporrà alla platea del Gay Village i brani del suo ultimo disco Stato di calma apparente. Undicesimo capitolo discografico di una grande e sensibile artista, contiene inediti (Il gigante e La tua voce), una cover (Paloma negra) e dodici brani del passato per un progetto a lungo atteso e molto amato dalla stessa Turci, «perchè unisce diverse prospettive di una stessa anima».
La presa diretta conserva l’impronta del live, di arrangiamenti nati durante l’ultimo anno trascorso sui palchi, suonando, provando, improvvisando, imparando. La rilettura di brani del passato si arricchisce del dialogo tra gli strumenti, di suoni vibranti, dell’intesa con i musicisti, dell’esperienza di vita acquisita.
«Avete presente quando vi mettete a pensare a come sarebbe stato il passato con la coscienza di oggi? È un sogno nella realtà, ed è bellissimo. È stato come ritornare in un istante a una infinità di istanti passati». Paola ha attribuito sempre una grande importanza alle jam session che nascono durante le prove, «dei sentieri oscuri che non si sa dove portino, ma che diventano spesso un percorso di scoperta e di crescita».
Ad affiancarla in questo «Stato di calma apparente» sono gli stessi musicisti che hanno suonato con lei negli ultimi tour: Fernando Pantini alle chitarre, Gianluca Misiti alle tastiere e rhodes, Alessandro Canini alla batteria e Francesco Chiari al basso; ha collaborato, inoltre, alla produzione del disco il percussionista cubano José Ramon Caraballo Armas.
Da un punto di vista tematico, anche se sono poche le canzoni d’amore scelte, Paola lo considera un album «denso d’amore», cioè dai sentimenti forti, che nasce dall’amore per l’Uomo, dalla ricerca della verità, dalla curiosità e dall’attenzione nei confronti del reale. Un bisogno non nuovo in lei, ma che, in questo album trova il suo momento di sintesi, la capacità di ricomporre dei frammenti in un’immagine, uno specchio in cui guardarsi e riconoscersi.
Alla prima uscita di alcune di queste canzoni Paola era ancora molto giovane rispetto alla pienezza e complessità dei testi; oggi l’equilibrio acquisito nei confronti di alcune storie fa sì che «le parole pesino in bocca». Tra le canzoni che presenterà, Volo così, unica canzone realmente autobiografica del disco, che col tempo ha, per Paola, «acquisito maggiore solarità e meno nostalgia».
«Ti amerò lo stesso – spiega l’artista – è la mia canzone d’amore preferita. Con Gianluca Misiti abbiamo quasi esasperato l’atmosfera intima del pezzo, rendendola solitaria (è interpretata soltanto da piano e voce): è diventata di una dolcezza struggente mentre l’asciuttezza interpretativa esalta la classicità di compositiva del brano. Il gigante è uno dei due inediti di quest’album. È una dichiarazione d’amore nei confronti dell’uomo, della sua fragilità e della sua enorme dignità. Ho immaginato un uomo solo con le sue debolezze, schiacciato da un potere impalpabile eppure presente, un potere contaminato. Il gigante è l’uomo che utilizza in modo distorto e vessatorio uno strumento prezioso quale la facoltà e il dovere del comando. Questa canzone ha un testo composto da parole forti: in questo atlante della violenza, in una scena da apocalisse quotidiana. Questa parte di mondo narra di una donna che ha vissuto nascosta dal velo scappa alla condizione di chiusura e omertà della sua terra per sbarcare in un occidente diversamente (ma altrettanto) ipocrita che vive nella menzogna del potere – come l’uomo oppresso dal Gigante. È la denuncia di un mondo televisivamente perfetto e la triste scoperta di una miseria occidentale vista con gli occhi di chi ha conosciuto la fame e la segregazione domestica».
Di Adoro i tramonti di questa stagione, inedita, a Paola piacciono i toni morbidi e legare questo modo di cantare ad altri brani dalle tonalità più intime, dimesse: un’elegia al valore delle piccole cose, alla natura, a ciò che si potrebbe perdere, all’importanza di uno sguardo o di un abbraccio.
«Con Stato di calma apparente – prosegue Paola – mi sono confrontata per la prima volta con la composizione e mi sono appropriata dei suoi meccanismi. La canzone ritrae un viaggio verso un cambiamento esistenziale, ma è anche il manifesto della mia personalità: gli altri mi vedono tranquilla e riservata, mentre dentro mi muove costantemente l’inquietudine. La canzone continua ad assomigliarmi e, dopo averla suonata con tantissimi arrangiamenti diversi, per questo album ho voluto darle una veste musicale che rispecchiasse maggiormente il testo: una struttura lineare, piana. Con Bambini sono stata conosciuta dal grande pubblico, mentre Ringrazio Dio è una canzone di rabbia, quasi una bestemmia scritta con ferocia. Ho spesso voglia di urlare, e questa canzone me ne offre l’occasione».
Paola Turci rimane una grande artista ma, soprattutto, una grande donna, che a noi piace vedere, ancora, accanto alla sua Maria.
di Romina Reale
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