Iran: arrivano dall’Italia le cartucce dei fucili utilizzate per reprimere i manifestanti

L'Italia è la prima fornitrice di cartucce per la Turchia. Cartucce che poi, in qualche modo, arrivano in Iran.

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Dalla morte di Mahsa Amini a settembre, le vittime delle proteste in Iran si sono moltiplicate. A causa della censura, è quasi impossibile arrivare a un numero esatto di manifestanti caduti sotto le violenze della polizia.

Violenze che implicano l’utilizzo di lacrimogeni, proiettili e – nel dettaglio – cartucce di fucili. Che, secondo le ultime notizie, proverrebbero proprio dal nostro paese. L’azienda produttrice è infatti la Cheddite, franco-italiana.

La sede di Cheddite si trova proprio a Livorno, ed è nota per produrre cartucce vuote – che verranno riempite poi dal consumatore finale con esplosivo o pallini. Ma la sostanza non cambia: la natura stessa del prodotto ne fa di per sé un armamento bellico.

La notizia è arrivata nelle scorse ore da France 24 Observer, dopo un’attenta indagine in merito alle proteste in Iran e ai fornitori di armamenti per l’esercito iraniano. Cheddite avrebbe venduto le stesse cartucce utilizzate per reprimere le proteste.

France24 Observer avrebbe fornito come prova una serie di 13 foto di cartucce recuperate in otto città iraniane negli scorsi tre mesi, recanti il marchio Cheddite – o in alternativa, l’inconfondibile logo 12*12*12*12*, che viene utilizzato unicamente dall’azienda.

Una notizia sconvolgente: il comportamento di Cheddite viola il regolamento europeo 359/2011, secondo il quale l’esportazione diretta o indiretta di attrezzatura militare utile a fini repressivi in Iran è vietata in tutti gli stati. E, le cartucce per i fucili rientrano nella lista di prodotti vietati.

E Cheddite pareva fosse a conoscenza del regolamento, tanto che in molti speculano su un possibile dirottamento in Turchia per evitare l’esportazione diretta e aggirare i controlli sui materiali – trattandosi si esplosivi. Al di là delle ipotesi, tuttavia, la colpa è inequivocabile.

Un rapporto dell’ONU ha evidenziato che l’Italia avrebbe, solo dal 2011, esportato oltre 85 milioni di euro di cartucce verso la Turchia – e che quest’ultima ne avrebbe venduto oltre l’85% all’Iran.

Ad oggi, l’Unione Europea di prepara quindi a sanzionare la Cheddite indipendentemente dal fatto che essa non abbia direttamente esportato le cartucce in Iran. Un’azienda che produce prodotti così delicati deve effettuare controlli più stringenti sui propri acquirenti, e assicurarsi che quest’ultimi non rivendano gli stessi prodotti ad organizzazioni terroristiche o – appunto – in violazione dei regolamenti.

I prodotti di Cheddite sono inequivocabilmente progettati per uccidere – o al più ferire – e ogni operazione di vendita dev’essere monitorata con molta più attenzione.

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