Mentre in Italia l’ascesa dell’estrema destra lascia la comunità LGBTQIA+ in uno stato di grande apprensione per la prossima legislatura, in altri paesi assistiamo invece a una ventata di progresso sempre più lungimirante.
Un esempio lampante è rappresentato dal nuovo piano d’azione messo in atto dall’Islanda, che avrà decorso da quest’anno fino al 2025, e che tratterà tutta una serie di temi riguardanti l’inclusione e la non discriminazione verso la comunità LGBTQIA+ nel paese.
Prima di tutto, i fondi stanziati – che ammontano a 40 milioni di corone ovvero circa 250.000 euro – verranno devoluti alla formazione sulle questioni di orientamento sessuale e identità di genere erogate alle istituzioni e per la messa in piedi di un protocollo sanitario più “appropriato ed imparziale” rivolto alle persone transgender.
Inoltre, è in programma l’abrogazione della legge discriminatoria verso i donatori di sangue omosessuali, che in questo periodo sta scomparendo in tutti i paesi in cui fin’ora vigeva la sua adozione.
Per intenderci, oggi in Italia il processo di transizione di genere risulta ancora estremamente complesso e macchinoso – secondo gli attivisti riservato solo a coloro che hanno molti soldi e tempo da spendere e quindi decisamente elitario.
Se l’erogazione delle cure ormonali e l’operazione risultano ad oggi virtualmente gratuite, i ticket per l’intero processo di transizione sono molti e costosi: tra gli incontri con un pool di psicologi e psichiatri, i colloqui con l’endocrinologo e l’operazione in sé, in Italia il cambio di sesso ha peraltro tempi lunghissimi passando per il SSN.
Nel programma del vigente governo, come c’era da aspettarselo, la questione transgender non è presa in considerazione, né tantomeno la modifica delle politiche esistenti in merito di cambio di sesso.
E c’era da spettarsi anche una ferma immobilità per la questione delle terapie di conversione – aberrate dall’Ordine Nazionale degli Psicologi in Italia ma comunque ancora tecnicamente legali.
L’Islanda in questo caso risulta già molto più avanti in diversi ambiti: nel 2017 aveva già ricevuto l’onorificenza di paese meno omofobo nell’elenco dei mebri dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico.
Tuttavia, gli sforzi di questo paese – uno dei più piccoli sul territorio europeo con una popolazione di poco superiore ai 360.000 abitanti – non si sono fermati fino alla proposta del “primissimo piano d’azione che si concentra esclusivamente sulla questione LGBTQIA+”, come si legge nel comunicato emanato pochi giorni fa dal comitato di attuazione.
Tra le modifiche chiave previste nel piano d’azione c’è l’abolizione del divieto generale per gli uomini omosessuali nel donare sangue, una mossa che il Ministero della Salute islandese ha preso in considerazione già dal lontano 2018.
“Lo scopo dell’azione dovrebbe essere quello di abolire la discriminazione a cui sono stati soggetti i donatori di sangue a causa del loro orientamento sessuale“, si legge nel piano.
Nel piano d’azione è stata prestata particolare attenzione al benessere, con misure volte a contribuire a garantire la salute e il benessere dei giovani LGBTQ+, degli anziani e dei disabili, nonché della lotta alla violenza domestica LGBTQ+.
Il piano afferma: “Il benessere e la situazione di questo gruppo [disabili LGBTI e anziani LGBTI] nella società dovrebbero essere considerati in termini di isolamento ed espressione. Il benessere delle persone LGBTI nelle regioni rurali e meno popolose merita un’attenzione particolare, perché è proprio in zone poco diversificate in termini socioeconomici che avvengono le maggiori discriminazioni”.
A seguito della visita dell’esperto delle Nazioni Unite sull’orientamento sessuale e l’identità di genere, l’ambasciatore Bergdís Ellertsdóttir ha dichiarato: “I diritti umani sono una priorità chiave nella politica islandese e i diritti LGBTQ+ sono un focus particolare: vogliamo accertarci che tutti i cittadini islandesi siano a loro agio e godano di pieni diritti”.
L’Islanda rimane in cima alla “mappa arcobaleno” di ILGA dei paesi più LGBTQ+ friendly nel 2022, tuttavia è stata battuta al primo posto da Malta e Danimarca, con quest’ultima che dimostra un deciso e rapido spirito d’iniziativa nel colmare le proprie lacune in ambito di discriminazioni verso le minoranze.