Secondo un’indagine portata avanti da Gallup, un numero record di adulti statunitensi, ben il 5,6%, si identifica come LGBTQ, ovvero +1% in 4 anni rispetto al 4,5% del 2017. A trainare la crescita verso l’alto è la cosiddetta Generazione Z, composta dai ragazzi tra i 18 e i 23 anni. 1 su 6, o se vogliamo essere più specifici il 15,9%, si identifica come LGBTQ. In qualsiasi vecchia generazione l’identificazione LGBTQ era decisamente inferiore, partendo dal 2% o meno degli intervistati nati prima del 1965. La Generazione X si fermava sotto il 4%. I Millennials poco sopra il 9%.
Per la prima volta Gallup ha chiesto agli intervistati il loro preciso orientamento sessuale, piuttosto che un semplice sì o no sul fatto che qualcuno di loro si identificasse come LGBTQ, consentendo una maggiore comprensione dell’identità. Tra gli adulti LGBTQ il 54,6% si identifica come bisessuale, il 24,5% come gay, l’11,7% come lesbica e l’11,3% come transgender. Con i dati della generazione Z, invece, tutto muta, perché ben il 72% si identifica come bisessuale.
Ineke Mushovic, direttrice esecutiva del Movement Advancement Project, cita “i cambiamenti generazionali nella consapevolezza e nell’accettazione” che hanno rimodellato il modo in cui i giovani LGBTQ sono finalmente accettati dalle famiglie e dai coetanei. “Ho avuto conversazioni con molte persone LGBTQ anziane che scoppiano in lacrime quando condividono le loro storie di vecchi coming out – storie strazianti di rifiuto familiare, perdite di genitori, di fratelli, di lavoro”. “Le generazioni più anziane sono cresciute in quei tempi in cui essere LGBTQ poteva farti finire in prigione, lasciarti da solo o senza lavoro. Le generazioni più giovani non hanno sperimentato questo livello di paura, in cui stare nell’armadio sembrava spesso un meccanismo di sopravvivenza e non tanto una scelta”. “Questi dati riflettono ciò che stiamo vedendo nella società e il modo in cui la società sta cambiando”.
Merito anche dei genitori, spesso riusciti a creare ambienti in cui i giovani si sentono sicuri nel fare coming out, e dei media, dove la rappresentazione e visibilità LGBT è finalmente cresciuta, come sottolineato da Cathy Renna, direttrice delle comunicazioni per la Task Force nazionale LGBTQ: “Ai bambini viene ora insegnato il pregiudizio, quando le persone LGBTQ fanno parte della loro vita sin dall’inizio lo capiscono da subito, possono essere sè stessi e non sono più soli. I giovani di oggi non vogliono spuntare una casella, vogliono essere in grado di esprimersi in modo autentico e riconoscere tutte le loro identità“.
Fonte: UsaToday.
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