Lo scorso 11 Febbraio la quindicenne Brianna Ghey veniva accoltellata e uccisa, presso Linear Park, a Culcheth, da due coetanei.
Era una ragazza transgender che già tra i banchi di scuola veniva accerchiata, bullizzata, e picchiata dai coetanei, davanti gli occhi di un corpo docente che sceglieva deliberatamente di non intervenire. Ciò nonostante, la polizia locale continuava ad escludere la transfobia, come se l’impennata di crimini transfobici in UK (solo nel aumentati del 56%) fossero nulla.
L’hanno salutata in centinaia con un funerale accompagnato da carro funebre rosa e la musica di Lana Del Rey. Sam Smith ha cantato in suo onore durante il Gloria Tour. Oggi sua madre, Esther Ghey, in collaborazione con Warrington Guardian, fonda Peace in Mind, un’associazione di beneficienza in memoria di sua figlia e finalizzata a raccogliere fondi per il Mindfulness in Schools Project (MiSP).
L’obiettivo? Sensibilizzare corpo docenti e studentesco alla salute mentale, fornire a giovani e adulti gli strumenti per maneggiarlo, sia verso sé stessə che verso l3 atlrə, e chiedere aiuto se in difficoltà.
Nella speranza che nessunə si ritrovi a vivere quello che ha passato Brianna Ghey.
“Nelle scuole ci si concentra tanto sullo studio e non su come le persone si sentono” spiega Esther a Pink News “Non c’è motivo di avere il massimo dei voti ma anche un’ansia onnipresente e non aver modo di contribuire in società per placarla”.
Prima della tragedia, Esther racconta che Brianna era isolata e presa di mira quotidianamente. È fondamentale all’empatia, a quella diversità di cui si parla tanto ma si ignora nel pratico. Il peso ricade ancor di più persone queer, già non tutelatə dall’amministrazione.
Non solo in Inghilterra, ma anche nella Florida di Ron De Santis con le numerose leggi anti-queer o l’assenza di assistenza sanitaria per giovani transgender, o nel nostro paese dove quotidianamente ci stiamo battendo per l’approvazione delle carriere alias, che permettono allə studentə di presentarsi (anche sul registro elettronico) con il nome e i pronomi scelti.
“La comunità LGBTQIA+ corre più rischi sulla salute mentale, e questo porta allo stigma e la discriminazione” continua Ghey “Penso che così possiamo colpire da entrambi i lati, rendere le persone più empatiche, comprendere e al contempo fornire strategie di coping, in modo che se riscontreranno problemi di salute mentale, o con le persone che incontrano, avranno nuovi metodi per gestirli”
Esther vorrebbe estendere l’iniziativa sul piano nazionale, assistendo sia l’ambiente accademico che le famiglie . Come nota l’editor in chief, Gareth Dunning il bullismo non avviene solo tra i banchi di scuola, ma anche sui social media o tra le mura di casa. “Permettendo maggiormente ai docenti di acquisire nuovi kill da trasmettere ai giovani, possibilmente possiamo permettere allə studentə di trovare gli strumenti per gestire le pressioni che ritrovano oggi nel mondo”spiega Dunning, nella speranza che l’iniziativa diventi un “faro di speranza per il resto della nazione”.
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