Grande esclusiva de L’Espresso a firma Simone Alliva, che è riuscito a metter mano in anteprima al testo di legge unificato contro l’omotransfobia che martedì prossimo sarà depositato in Commissione Giustizia. I cinque ddl fino ad oggi discussi, a firma Boldrini, Zan, Scalfarotto, Perantoni e Bartolozzi, sono stati riuniti all’interno di un disegno di legge composto da 10 articoli. L’allarme lanciato nella giornata di ieri dai vescovi italiani, che avevano addirittura parlato di ‘derive liberticide‘, è semplicemente privo di fondamento.
Il ddl va infatti a modificare gli articoli 604-bis e 604-ter del codice penale, andando ad inserire l’orientamento sessuale e l’identità di genere all’interno dell’attuale impianto giuridico in materia di reati e discorsi d’odio (fino ad oggi etnici, razziali o religiosi), estendendo così la normativa già esistente alla protezione delle persone LGBT. Nè più nè meno di questo. La legge andrebbe a mettere sullo stesso piano la discriminazione per orientamento sessuale a quello razziale, ma con una sostanziale differenza, come annunciato ieri dal relatore Alessandro Zan. Il reato di propaganda di idee non comprenderà la comunità LGBT, difesa solo in caso di “istigazione a commettere “ o in caso commissione di atti di discriminazione. Il rischio di incostituzionalità della legge, se avesse compreso anche il reato di propaganda di idee, sarebbe troppo elevato. Ma è un aspetto sicuramente divisivo, perche consentirà ai tanti omofobi cattoestremisti d’Italia di continuare ad esprimere concetti medievali, a meno che non sconfinino nel campo della ‘diffamazione’ (che ora potrebbe diventare ‘aggravata’) e non invitino alla discriminazione e alla violenza, sia fisica che verbale.
Diventando ora ‘vulnerabili’ per legge, le persone LGBT potranno avere un patrocinio gratuito se vittime di omotransfobia. Questo significa che le spese processuali saranno a carico dello Stato, come avviene per i reati legati alla violenza di genere. L’articolo 6 prende in esame la Giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia del 17 maggio, in cui organizzare cerimonie, incontri e ogni altra iniziativa utile, anche da parte delle amministrazioni pubbliche, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, al fine di promuovere la cultura del rispetto e dell’inclusione nonché di contrastare i pregiudizi, le discriminazioni e le violenze motivati dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere, in attuazione dei princìpi di uguaglianza e di pari dignità sociale sanciti dalla Costituzione.
Importantissimi anche l’articolo 7 e l’articolo 8, in materia di prevenzione e contrasto delle discriminazioni per motivi legati all’orientamento sessuale e all’identità di genere, con misure ad hoc. Verrebbe incrementato di 4 milioni di euro annui il fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità, al fine di finanziare politiche per la prevenzione e il contrasto della violenza per motivi legati all’orientamento sessuale e all’identità di genere e per il sostegno delle vittime. L’idea è quella di istituire un programma per la realizzazione in tutto il territorio nazionale di centri contro le discriminazioni motivate da orientamento sessuale e identità di genere.
I centri garantiscono adeguata assistenza legale, sanitaria, psicologica, di mediazione sociale e ove necessario adeguate condizioni di alloggio e di vitto alle vittime dei reati previsti dagli articoli 604-bis del codice penale, commessi per motivi fondati sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere della vittima ovvero di un reato aggravato, per le medesime ragioni, dalla circostanza di cui all’articolo 604-ter del codice penale, nonché per soggetti che si trovino in condizione di vulnerabilità legata all’orientamento sessuale o all’identità di genere in ragione del contesto sociale e familiare di riferimento.
Non solo sul penale, in sostanza, questa legge andrebbe ad incidere anche sulla cultura, sulla formazione, sul rispetto, attraverso case rifugio e centri di accoglienza. L’articolo nove guarda invece alle statistiche legate alle discriminazioni e sulla violenza, che avrebbero una cadenza almeno triennale. La copertura finanziaria dell’intero ddl, come riportato dall’articolo 10, sarebbe di appena 6 milioni di euro annui. Nessuno, questo è poco ma sicuro, potrà quindi gridare alla ‘mancanza di fondi’.
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