Ma il commissario Luca, non era gay?

La "conversione" inc orso d'opera di Luca Benvenuto, il bel commissario gay di "Distretto di polizia" desta qualche sospetto. "Ma non era gay-gay, forse bisessuale" dicono gli attori della serie.

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Ultimamente si sta discutendo molto di come e quanto la nostra stampa, e i nostri media in generale, siano veramente liberi di esprimere pensieri e idee che contrastano con dettami culturali che provengono dall’alto o che vengono imposti da un senso della morale eccessivamente conservatore. Non è questa la sede per approfondire l’argomento, ma di recente è successo almeno un episodio che sembrerebbe confermare in maniera clamorosa questa ipotesi. Forse, anche se non siete appassionati di fiction italiana, avrete sentito nominare il serial “Distretto di Polizia” che va in onda su Canale 5 e che ormai è giunto alla sua nona stagione. In questo serial, fin dalla prima stagione, fece molto discutere il personaggio di Luca Benvenuto (interpretato da Simone Corrente), che quasi da subito si era presentato come "IL" poliziotto gay del distretto X Tuscolano di Roma. Intendiamoci: alla sua vita privata non veniva mai dato troppo spazio (a differenza di quella dei suoi colleghi), ma nelle prime tre stagioni aveva avuto persino un ragazzo ufficiale di nome Adriano (interpretato da Alessandro Trotta).

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Col progredire della serie, comunque, i riferimenti all’omosessualità di Luca si erano fatti sempre più scarsi, tant’è che Adriano sparì a partire dalla quarta stagione. La cosa interessante è che questo processo di "rimozione" si è accentuato man mano che Luca Benvenuto faceva carriera in commissariato, e anche il suo look col passare delle serie si è progressivamente "virilizzato" (tant’è che da sbarbato con i capelli lunghi ora si presenta coi capelli corti e un pizzetto molto macho). Tutto ciò bastava da solo a fare inarcare più di qualche sopracciglio, tuttavia in questa nona stagione il processo di "rimozione" dell’omosessualità di Luca Benvenuto (che ora è diventato il Commissario del serial) può dirsi compiuto… Visto che ha iniziato ad avere una relazione con l’Agente Scelto Anna Gori (interpretato da Daniela Bevilacqua, compagna di Simone Corrente anche nella vita reale da ben tre anni). La coppia Bevilacqua-Corrente (mai coppia fu meglio assortita) sta conducendo i due personaggi verso una palese relazione eterosessuale, che a quanto pare dovrebbe sfociare in una vera e propria convivenza.

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Giulia Bevilacqua, al riguardo, così si è espressa in una recente intervista: “Luca non è proprio gay gay… Direi bisessuale”, e Simone corrente ha aggiunto “Un gay-gay non sarebbe troppo per Sky, ma per Canale 5, alle 20.30, non tutti capirebbero“. Però, guarda caso, in queste fiction gli etero sono sempre e solo etero-etero, e nessuno pensa ai gay che potrebbero non capire! Possiamo solo immaginare quante pressioni e quanti "suggerimenti" più o meno perentori siano piovuti sugli sceneggiatori del serial, che rischiava di presentare un Commissario di Polizia gay dichiarato nel prime-time di Canale 5. Tuttavia è probabile che il pubblico gay del serial abbia provato un lieve sgomento, anche e soprattutto pensando al messaggio che passerà ora. Si è voluto dire che essere gay è una fase? Che nelle forze di polizia possono esserci "solo" veri uomini? Che l’argomento "omosessualità" non va discusso in prima serata? A voi la scelta. La cosa davvero ironica è che, mentre nel nostro paese succedono fatti di questo tipo, nel resto del mondo la tendenza è completamente opposta.

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Solo per citare un esempio, nella soap opera “One Life to Live” un poliziotto gay proprio in queste settimane sta facendo coming out con parenti e amici. Il poliziotto Oliver Fish, interpretato dall’attore gay dichiarato Scott Evans (il fratello minore di Chris Evans, meglio noto come la Torcia Umana nel film dei Fantastici Quattro), sta facendo molto discutere perché sta affrontando in maniera estremamente diretta tutte le tappe dell’autoaffermazione gay, con tanto di ragazzo al seguito. E parliamo di un serial trasmesso in America nel primo pomeriggio. Se però guardiamo a quello che succede in Europa vediamo che il discorso viene portato avanti in maniera persino più audace. Nel serial tedesco “Alles Was Zählt”, ad esempio, le coppie gay (come quella formata dai giovani Deniz e Roman) vengono riprese in vere e proprie scene di sesso soft-core, nonostante il serial venga trasmesso nella fascia preserale e sia popolarissimo fra i teenagers. Perché in Italia succede più o meno il contrario? Sicuramente il clima culturale non è favorevole alla promozione dello stile di vita gay attraverso quei canali televisivi che sono più o meno la diretta emanazione dei poteri forti del nostro paese.

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Tuttavia, a monte, si può trovare anche un motivo supplementare. Mentre nelle altre nazioni ci sono delle associazioni lgbt molto attive nel monitoraggio dei programmi televisivi e che scatenano un vero e proprio putiferio se viene data un’immagine sommaria, pregiudizievole e superficiale delle persone omosessuali, in Italia il mondo dell’associazionismo è concentrato su tutt’altri fronti. La situazione di per sé non sarebbe tanto grave se, come accade all’estero, le associazioni gay si dividessero per campo di intervento (salute, scuola, media,ecc): il problema è che da noi tutte le associazioni si occupano di tutto, finendo per non avere, tempo, modo o energia per ribattere a episodi come quello della "conversione" Luca Benvenuto. Sull’altro fronte, invece, ci sono associazioni prettamente cattoliche che si occupano solo di vigilare sui contenuti televisivi per fare più pressione possibile a loro favore. Il Moige (Movimento Italiano Genitori) è una di queste, e quando fa la voce grossa tutti chinano il capo, anche se rappresenta 30.000 genitori, peraltro ipotetici, contro i 180.000 tesserati verificabili di Arcigay, giusto per fare un esempio. Non sarebbe il caso di tenerne conto?

di Valeriano Elfodiluce

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