Pochi mesi sono passati dallo scorso agosto, quando Meta ha istituito il Consiglio di Sorveglianza con il compito di verificare che le piattaforme social controllate dall’azienda di Mark Zuckerberg non abusino delle proprie linee guida, che Instagram e Facebook si trovano già al centro di una nuova bufera mediatica. Protagonisti sono, ancora una volta, i corpi nudi e i corpi delle persone transgender e non binarie.
Sappiamo che l’intelligenza artificiale non è perfetta e in passato ha già causato parecchi problemi, censurando ad esempio immagini di dipinti e opere rinascimentali che ritraevano corpi nudi anni fa. Tutta un’altra storia è quando, all’alba del 2023, questi problemi si annidano ancora tra le piattaforme, non potendo gli algoritmi discernere tra corpi nudi pornografici e immagini artistiche o di attivismo.
Il Consiglio di Sorveglianza era stato inizialmente istituito a seguito di una polemica nata dalla rimozione di due post, appartenenti a una coppia degli Stati Uniti formata da una persona transgender e una non binaria. La foto ritraeva i due a torso nudo, con i capezzoli coperti, e il post parlava dell’assistenza sanitaria per le persone transgender negli Stati Uniti. Le foto erano state segnalate da alcuni utenti e Instagram aveva prontamente provveduto a rimuoverle. La coppia ha quindi fatto ricorso contro il provvedimento di Meta e l’azienda ha finalmente deciso di ripristinare i post.
La questione, tuttavia, è tutt’altro che conclusa. Le linee guida di Facebook e Instagram sono contestate da decenni, soprattutto per quanto riguarda la politica di censurare foto in cui sono visibili capezzoli femminili (ma non maschili). Dal 2012, dopo l’uscita di un film dallo stesso titolo, la campagna “Free the nipple” (“Liberate il capezzolo”) ha imperversato a più riprese, accusando l’azienda di discriminazione contro i corpi delle donne.
A questo si sono aggiunte più recentemente tutta una serie di riflessioni circa i corpi delle persone transgender e non binariə, con cui la discussione si è fatta più complicata e, allo stesso tempo, più pressante e necessaria. Attraverso gli algoritmi e l’intelligenza artificiale, infatti, non è possibile catturare tutte le sfumature delle diverse identità, né è possibile per una macchina comprendere la differenza tra il corpo di una persona trans* e una persona che si identifica con il sesso assegnato alla nascita. Né tantomeno, cosa ancora più impensabile per un algoritmo, considerare la fluidità di genere. A meno qualcuno non inserisca un input nel codice dell’algoritmo a riguardo.
Il risultato è un pasticcio colossale: sempre più attivistə e persone queer hanno denunciato di aver visto censurati i propri post e le proprie foto senza apparentemente alcun motivo. Il Consiglio di Sorveglianza è stato un primo passo ma ora arriva da Meta un ultimatum.
Il Consiglio, infatti, ha rilasciato un comunicato in cui si chiede a Instagram e Facebook di fare chiarezza sulle proprie politiche circa la nudità e di definire dei criteri precisi. Il panel finanziato da Meta ha definito le attuali linee “confuse”, senza una precisa indicazione di cosa possa essere effettivamente considerato “nudità offensiva”. Le raccomandazioni prevedono di «definire criteri chiari, obiettivi e rispettosi dei diritti per governare il suo standard di comunità per la nudità degli adulti e l’attività sessuale».
Una scadenza simile si era ripresentata ad agosto, quando lo stesso Consiglio appena nato aveva dato all’azienda due settimane per aggiornare le proprie linee guida. Niente si era mosso, né erano stati presi provvedimenti interni all’azienda a riguardo, e quindi il panel ha ben pensato di rinnovare l’invito. Vedremo se questa volta Meta vorrà degnarsi di prendere in considerazione anche il benessere delle persone trans* e non binariə sulle sue piattaforme, o se anche questa volta la richiesta di un ambiente social più inclusivo rimarrà inascoltata.
Aggiornamento 19 Gennaio ore 16.15
L’ufficio stampa di Meta (Facebook, Instagram, Whatsapp) ha inviato a Gay.it una nota in cui precisa quanto segue:
“Accogliamo la decisione del comitato su questo caso. Avevamo già ripristinato questo contenuto, riconoscendo che non doveva essere rimosso. Esaminiamo costantemente le nostre policy per rendere le nostre piattaforme più sicure per tutti. Sappiamo che si può fare di più per sostenere la comunità LGBTQ+, e questo significa lavorare con esperti e organizzazioni LGBTQ+ per il miglioramento dei nostri prodotti”.
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