La Milano Fashion Week è appena iniziata ed è subito scoppiata una polemica. Ale Hilton, influencer da 111.000 follower Instagram che a fine 2021 ha fatto coming out come donna transgender, ha denunciato in un lungo video quanto capitatole nei giorni scorsi.
Invitata ad una sfilata, le è stato chiesto di andare a scegliere un abito del brand in questione da indossare proprio durante la sfilata. Qui, come raccontato dalla stessa Alessia via social e a noi confermato dal suo manager Filippo Solinas, è stata più volte trafitta da autentiche occhiatacce della pr del marchio. Trovato a fatica un abito a lei consono, viste le taglie puntualmente skinny presenti in showroom, Alessia si è sentita successivamente vittima di discriminazione.
Il giorno dopo la pr del marchio ha infatti scritto al manager di Hilton, chiedendo che Ale restituisse gli abiti precedentemente scelti. “Non è una questione di gender, ma di estetica, non in linea con l’immagine di donna che la designer vuole trasmettere“, ha scritto la signora nel messaggio, a voler quasi giustificare il cambio di rotta, a suo dire arrivato direttamente dalla Cina, dove vive la stilista del brand che non sarà neanche a Milano. La designer, ha scritto la pr, “preferisce profili più minimal, con poco trucco e stile nord europeo“, se non fosse che alle sfilate del brand in questione abbiano partecipato e partecipino influencer tutt’altro che “minimal”. Ad Alessia, in tutto ciò, è stato comunque chiesto di prendere parte alla sfilata, ma con indosso altri abiti.
“Ovviamente non andrò a questa sfilata perché chiaramente non mi sembra il caso“, ha precisato Hilton via Instagram. “Ho dovuto riconsegnare il look. Non c’è messaggio più sbagliato di dire ad una persona di essere inadeguata per andare ad una sfilata. Questo brand non vuole che indossi le sue cose, ma vuole che io vada comunque alla sfilata, cosa che trovo molto brutta. Mi dispiace che nel 2022 succedano ancora queste cose, mi dispiace doverlo raccontare, ma è giusto che la gente sappia che non è tutto oro quel che luccica. Questo ancora succede”.
Anche il manager di Alessia, costernato per quanto accaduto vsto e considerato che solitamente tutto viene preventivamente approvato, ha immediatamente cestinato l’invito alla sfilata da parte del noto brand, che potrebbe non aver mai messo bocca sull’intera vicenda, esattamente come la stilista cinese che avrebbe visto Alessia solo in foto. Tra i ‘volti’ del marchio c’è anche una personalità dichiaratamente queer. Con quel discutibile e mai richiesto “non è una questione di gender, ma di estetica“, la pr ha probabilmente gettato una maschera, la propria, che cela transfobia e discriminazione nei confronti delle modelle ‘curvy’. D’altronde basterebbe buttare un occhio fugace sulla pagina Instagram di Alessia per carpirne tanto l’estetica quanto l’identità di genere. E allora perché invitarla consapevolmente ad una sfilata, per poi rimbalzarla dopo averla vista dal vivo ad un semplice fitting?
“Io non chiedo l’utopia di una moda che in un batter d’occhio gridi libertà con una rappresentazione più inclusiva“, ha commentato via social Benedetta Balestri, CoFounder di One Shot Agency. “Non dico che un brand non abbia la libertà di scegliere chi invitare o meno. Chiedo solo che una professionista della moda si guardi bene prima di dire ad una ragazza che non può più indossare gli abiti che le ha proposto di indossare “non per una questione di gender, ma di estetica”. Che ci pensi due volte la prossima volta prima di mandare un messaggino in cui si fa tramite del giudizio dell’estetica di una donna“.
Anche Ale Hilton, nel video in cui ha raccontato quanto capitatole, si è giustamente domandata come potrebbe reagire una persona mentalmente fragile nel sentire simili cose, “che questa persona non ha piacere che tu indossi i suoi capi, che ti fa sentire sbagliata, inadeguata”. “Com’è possibile che non ci sia tatto, in questa cosa”, ha continuato Ale. “Sinceramente io penso che questa sia transfobia“, ha concluso Hilton. “Mi dispiace che nel 2022, nella moda, mondo dove dovresti essere libera di essere chi sei e di vestirti come vuoi, succeda ancora che un brand non voglia associarsi a me in quanto donna trans perché pensa che non possa elevare l’immagine della donna che ha in mente“.
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.