Non sembra esserci speranza. Il concetto per cui garantire un diritto come quello del matrimonio egualitario alla comunità LGBTQIA+ non elimina o calpesta automaticamente quello del matrimonio tradizionale non riesce ad essere compreso dai conservatori. Le loro manie di protagonismo, che li spingono a inserire questioni tradizionali che li riguardano in qualsiasi discorso riguardi la comunità, hanno colpito di nuovo. Questa volta, come ci si poteva anche aspettare, si tratta della nuova legge federale sul matrimonio approvata la scorsa settimana.
La legge, che nel frattempo ha preso il nome di Respect for Marriage Act, è stata approvata a pieni voti in Senato. Questa settimana ci sarà un secondo voto e, dovesse questo essere favorevole, tornerà ancora una volta alla Camera prima di ricevere la firma del Presidente Biden, l’ultimo passaggio perché la legge entri pienamente in funzione.
Il Respect for Marriage Act è stato stilato, dopo mesi di trattative, come forma di prevenzione per proteggere la sentenza Obergefell v. Hodge, quella che nel 2015 ha garantito il matrimonio egualitario in tutti i 50 Stati. La mossa della Corte Suprema di annullare Roe v. Wade ha spinto a correre i ripari per evitare che altri diritti fondamentali venissero cancellati.
Nel suo testo, la legge prevede che tutti gli Stati siano obbligati a riconoscere una licenza di matrimonio tra persone dello stesso sesso, qualora questo sia stato celebrato in uno Stato dove è legale. Alcune polemiche hanno già messo in discussione l’efficacia di questa legge, sottolineando come, qualora la Corta Suprema decidesse di rimettere la legislazione del matrimonio egualitario ai singoli Stati come è accaduto per l’aborto, la sua efficacia verrebbe meno.
Ma, a quanto pare, il Respect for Marriage Act rischia di non vedere nemmeno la luce. A una settimana dalla sua prima approvazione, infatti, un gruppo di senatori repubblicani capitanati da Mike Lee, senatore dell’Utah, ha lanciato una mozione in cui si dichiara che i diretti interessati non intendono procedere con la messa in atto della legge a meno che non venga aggiunto un emendamento di loro stesura. Questo vorrebbe aggiungere la difesa della libertà religiosa che, a detta dei senatori, sarebbe messa in pericolo dalla legge federale.
This article is so important we released it on Saturday: “No Respect for Religious Freedom in the Respect for Marriage Act” by Kristen Waggoner. Read it. This is urgently important. @WNGdotorg https://t.co/ywGP9dc4C9 pic.twitter.com/EezxXoOYgd
— Albert Mohler (@albertmohler) November 19, 2022
L’obiezione si basa sul fatto che obbligare tutti gli Stati a riconoscere le licenze di matrimonio, metterebbe a rischio la libertà di individui o gruppi di rifiutare la celebrazione del matrimonio tra persone dello stesso su motivi religiosi. L’aggiunta stabilisce, quindi, che questi individui e gruppi non possano essere obbligati a celebrare o offrire servizi matrimoniali qualora questi vadano contro le loro credenze religiose.
Gli Stati Uniti, come è noto, pongono nel Primo Emendamento della Costituzione garantisce il culto della religione e il suo libero esercizio e sessantasei anni fa “In God we trust” (“Noi abbiamo fede in Dio”) è diventato il motto della nazione. Non c’è da stupirsi, quindi, che le questioni religiose diventino così fondamentali quando si tratta di legislazione. Tuttavia, lascia non poco confusi quale dovrebbe essere il nesso tra l’obiezione dei repubblicani e la nuova legge federale.
Secondo Mike Lee, il Respect for Marriage Act «eleva i diritti di un gruppo a scapito di un altro». Ancora una volta i conservatori si sentono minacciati dalla comunità LGBTQIA+ che raggiunge un nuovo traguardo nei suoi diritti e, giustamente, questo dà loro il diritto di provare a portarglielo via. Lee continua aggiungendo: «Non c’è motivo per cui il Congresso non possa proteggere il matrimonio tra persone dello stesso sesso senza sacrificare la libertà religiosa».
Posto che la legge federale già in partenza non metteva in discussione la libertà religiosa dei cittadini, non faceva nemmeno riferimento alle celebrazioni del matrimonio. Il testo del RFMA riguarda le licenze matrimoniali, garantendo che queste vengano riconosciute come valide in tutti gli Stati.
Il punto è sempre lo stesso: garantire diritti a qualcuno non significa toglierne ad altri. Ma la dura realtà di essere messi per una volta in disparte in un discorso di tale portata è, per conservatori e repubblicani, troppo difficile da concepire.
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