Javier Vilalta è un avvocato spagnolo per i diritti umani che ha divorziato dalla moglie 10 anni fa. Solo lo scorso anno la donna è tornata a farsi sentire, per ottenere un risarcimento di 10.000 euro. La causa: Javier è omosessuale, ma lo aveva tenuto nascosto alla moglie, dice lei, “usata” come copertura.
A prova di questo, la testimonianza di un amico comune dell’ex coppia, che ha confermato come Javier avesse avuto esperienze omosessuali. Ed era vero, ma non del tutto: Javier aveva sperimentato anche rapporti con lo stesso sesso, ma si poteva definire bisessuale.
Ma la storia ha dell’incredibile, oltre ad essere paradossale. Ci ritroviamo infatti ancora una volta davanti a un caso di bi-cancellazione. In questo episodio specifico, la moglie, il suo avvocato e il giudice non hanno mai pensato che Javier Vilalta potesse essere bisessuale, ma solamente gay.
Gli stereotipi sulla bisessualità alla base della sentenza
Alla base di tutto c’è appunto lo stigma che la bisessualità sia solo un momento in cui una persona comprende il suo orientamento sessuale, un modo per non accettare la propria omosessualità o tutti gli stereotipi che circolano attorno a questo orientamento.
Escludendo categoricamente la possibile attrazione per entrambi i sessi, la donna ha attaccato l’ex marito chiedendo l’annullamento del matrimonio e 10.000 euro di risarcimento. Inutile è stata la difesa di Javier, per voce del suo avvocato:
Anche se ammettiamo che Javier abbia avuto una relazione con un uomo in passato, in ogni caso, non c’è motivo per cui una persona bisessuale non possa avere un matrimonio felice.
Incredibilmente, il giudice ha dato ragione alla moglie, ordinando a Javier di risarcire la donna con 3.000 euro, mille per ogni anno di matrimonio.
Sentenza ribaltata e stereotipi abbattuti
Javier era rimasto scioccato dalla sentenza:
Il processo è stato vergognoso e la sentenza uno schiaffo in faccia.
Non solo per come si è concluso il processo di primo grado, ma anche perché un fatto personale come la sua sessualità sia stata usata dall’ex per ottenere dei soldi. Questo, assieme alla stigma della bisessualità, ha portato (la settimana scorsa) l’Alta Corte di Valencia a ribaltare la sentenza, annullando la precedente, poiché discriminatoria.
Un episodio da non dimenticare
Per Javier Vilalta, la sentenza dell’Alta Corte è la speranza che le discriminazioni un giorno svaniranno. Un qualsiasi membri della comunità LGBT, leggendo della sentenza del processo di primo grado, avrebbe potuto sentirsi meno incentivato a fare coming out, costringendosi a fingere per tutta la sua vita. E a temere in ogni momento che tutto potrebbe cambiare, a causa dell’outing di una persona e dell’avidità di un’altra.