Napoli Pride 2023: “Contro le politiche violente del governo”. Di Flora: “Spiace che altri Pride paghino gli artisti”

Anna Tatangelo madrina, il sindaco in prima fila e un concertone finale con il più bel panorama del mondo alle sue spalle. È tutto pronto per il Napoli Pride 2023. Intervista agli organizzatori.

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Napoli Pride 2023: "Contro le politiche violente del governo". Di Flora: "Spiace che altri Pride paghino gli artisti" - napoli pride 2023 - Gay.it

È davvero tutto pronto per il Napoli Pride di sabato 1 luglio, con concentramento in piazza Dante dalle ore 15:00 e partenza del corteo alle ore 17:30. La manifestazione seguirà via Toledo, piazza Carità, piazza Matteotti, via Medina, piazza Municipio, via San Carlo, piazza Trieste e Trento, piazza Plebiscito, via C. Console, via N. Sauro, via Partenope, via Caracciolo e la rotonda Diaz. Alle ore 20 ci saranno gli interventi politici, mentre alle 21:00 prenderà vita lo show, tra cantanti, comici e ospiti vari.

Napoli Pride 2023: "Contro le politiche violente del governo". Di Flora: "Spiace che altri Pride paghino gli artisti" - napoli pride park - Gay.it

 

Fino al 30 giugno, invece, appuntamento al Pride Park di Piazza Carlo III. Nell’attesa abbiamo intervistato sia Antonello Sannino, presidente di Antinoo Arcigay Napoli che organizza il Napoli Pride , che Diego Di Flora, direttore artistico del Napoli Pride, per farci raccontare tutto, ma proprio tutto, dell’evento di sabato.

Intervista ad Antonello Sannino

Napoli Pride 2023: "Contro le politiche violente del governo". Di Flora: "Spiace che altri Pride paghino gli artisti" - Antonello Sannino - Gay.it

Qual è il rapporto tra il Napoli Pride e le istituzioni locali, ovvero comune e regione? Avete ricevuto i rispettivi patrocini?

Il Napoli Pride non è solo patrocinato dal Comune ma dal 2014 ad oggi è co-organizzato dal comune. C’è il patrocinio morale ma anche la co-organizzazione, sia per il Pride che per il Pride Park, con tutto il supporto organizzativo possibile e immaginabile ma con la piena libertà lasciata alle associazioni. Il comune di Napoli, dal 1996 in poi, quando fu il terzo Pride d’Italia, ha sempre sostenuto il Pride di Napoli con tutti i suoi sindaci. All’epoca salì sul palco un giovanissimo Bassolino, che fu uno dei primissimi sindaci d’Italia a metterci la faccia. In quell’occasione Mario Merola lanciò dal palco un giovanissimo Gigi d’Alessio. Anche la cattolicissima Iervolino, nel 2010, prese parte al Pride. De Magistris, dal 2011 al 2021, ha accompagnato centimetro dopo centimetro tutti i cortei del Pride. Prese parte al Pride anche due giorni dopo aver perso sua mamma. Manfredi, attuale sindaco, ha poi riconfermato il patrocinio e la co-organizzazione rilanciando con il Pride Park. La regione si è addirittura affrettata a fare un comunicato, dopo il ritiro del patrocinio della Regione Lazio al Roma Pride, ribadendo la propria vicinanza al Napoli Pride. Abbiamo poi anche il patrocinio della città metropolitana e del consolato degli Stati Uniti a Napoli“.

Quindi il sindaco Manfredi sarà presente in prima fila?

“Sarà con noi al corteo e anche il 29 al dibattito politico centrale al Pride Park. Un dibattito a cui parteciperanno Susanna Camusso, Roberto Fico, Ivan Scalfarotto, Emma Bonino e dovrebbe esserci anche Mara Carfagna”.

Qual è il messaggio politico che il Napoli Pride vuole mandare al governo centrale?

Il motto è “Tutta n’ata storia”. Torniamo su una canzone di Pino Daniele per prendere anche le distanze dalle politiche violente, medievali, di retroguardia di questo governo. È tutta un’altra storia com’è sempre stata la storia dei Pride, da Stonewall in poi. Vogliamo ricordare che la storia dei Pride è una storia di libertà e di uguaglianza, ovvero tutta un’altra storia rispetto a quella raccontata da una politica che non ascolta i cittadini. Una politica volutamente sorda e volutamente cieca al cospetto delle istanze delle fasce più giovani della popolazione. Il pride è un’onda arcobaleno per un messaggio di pace e uguaglianza. Per questo è tutta un’altra storia“.

L’Onda Pride che noi oggi conosciamo nacque proprio a Napoli, 10 anni fa. Vogliamo ricordarlo?

Era il 2013, da presidente di Arcigay Napoli proposi l’Onda Pride ai Pride di Cagliari, Milano, Bologna e Catania. Ripescando dai ricordi da studente, all’Onda studentesca che riempì le piazze contro il berlusconismo, immaginammo un’onda arcobaleno che potesse mettere in sintonia i vari Pride che stavano nascendo in tutta Italia. Non solo più il Pride nazionale ma tanti pride cittadini. Cercare un legame. Per fare in modo che il Pride si potesse vivere anche nei piccoli centri, moltiplicandolo, uscendo dalle grandi città. Così l’Onda è cresciuta. Oggi siamo ad oltre 50 Pride nazionali. C’è stato il Pride a Tropea, a Pompei, a Scafati. L’Onda Pride è riuscita a portare le istanze del Pride in un Paese che va oltre le grandi città. Lanciammo questa idea da Napoli, fu raccolta positivamente dagli altri 4 Pride e da allora è diventata quella che oggi conosciamo. Con dei limiti. All’inizio pensammo ad un giorno unico per travolgere il Paese, poi quell’Onda si è spalmata su tutta l’estate centrando l’obiettivo di finire nei centri più piccoli, nelle periferie d’Italia“.

Due anni fa Arisa è stata madrina del Napoli Pride. Nelle ultime settimane la cantante si è lasciata andare a discusse e discutibili dichiarazioni. Avresti mai immaginato simili parole e con il senno di poi, rifareste quella scelta?

“L’abbiamo anche nuovamente invitata, chiaramente non come madrina, ma per parteciparvi. Due anni fa quando ha accettato il ruolo di madrina sapeva bene cosa fosse il Pride, sposava le nostre istanze. Lei per prima è intervenuta in maniera chiara e decisa nel condannare ogni forma di discriminazione. Queste parole ci hanno profondamente sorpreso, con il senno di poi è facile pensare che quella potesse essere una scelta sbagliata, ma in quel momento era sicuramente una scelta giusta. Donna del sud, lucana, legata alla cultura napoletana, era un simbolo che poteva essere condiviso. Noi siamo sempre per il dialogo e il confronto, per questo motivo l’abbiamo nuovamente invitata, per farci capire bene cosa volesse dire, rendendosi magari conto che ha sbagliato. Può anche dire che ha sbagliato, in quel che ha detto. Ricordo quando accettammo il tesseramento di Francesca Pascale, ricevemmo un’infinità di insulti. All’epoca era la compagna di Berlusconi ma oggi è un’icona, anche perché compagna di Paola Turci che prenderà parte all’evento di piazza. Come ogni scelta che ha alla base il dialogo, era una scelta giusta. Con Arisa siamo convinti che ci possa essere ancora un profondo rispetto. Noi abbiamo bisogno di alleati, nelle istituzioni, nel mondo della cultura, dell’arte, dello spettacolo, chi sposa le nostre istanze è dentro il processo e il percorso del Pride”.

Quest’anno sarà Anna Tatangelo, la madrina del Napoli Pride. Ha quindi sposato tutte le istanze del manifesto politico?

È la prima madrina che ci sta condividendo tutto sui social, non è proprio napoletana, è ciociara, ma è anche lei donna del sud che conosce bene questa città, l’anima della città dei femminielli, che hanno contribuito con le 4 giornate di Napoli a far sì che Napoli fosse la prima città al mondo a liberarsi dai nazifascisti grazie anche al contributo dei femminielli. Ci sarà anche l’apertura di Paola Turci, Andrea Sannino, i ragazzi e le ragazze di Mare Fuori“.

Un Napoli Pride che arriva nel pieno di un’estate caratterizzata da una straordinaria festa scudetto, dopo oltre 30 anni d’attesa. C’è un rapporto tra il Napoli Calcio e le associazioni LGBTQIA+ campane?

“Io sono tra i fondatori dei Pochos, unica squadra di calcio LGBTQIA+ riconosciuta dal Coni con uno statuto espressamente orientato alla condanna dell’omobitransfobia. Squadra nata nel 2012, perché all’epoca c’era “El Pocho” Lavezzi, beniamino del Napoli. In più di un’occasione abbiamo provato a cercare una sponda con il Napoli Calcio ma ad oggi non abbiamo mai ricevuto segnali particolari. Ma continueremo a provarci. Stiamo provando a costruire un confronto e un dialogo anche con il Napoli Calcio femminile”.

Al di là dello scudetto, il mondo intero parrebbe aver riscoperto la città.

“Napoli sta vivendo un momento magico. Nei film, nelle fiction, in tv esplode Napoli. La città è invasa di turisti. L’accoglienza, il fatto che Napoli ha sempre dato un’immagine di sè lontana dal razzismo e dall’omobitransfobia, ha contribuito a dare l’immagine di una città che porta benessere, felicità. Non voglio dire che anche i Pride abbiano contribuito, ma un pezzo importante è anche merito dei Pride campani”.

Credi che da questo momento magico possa trarne giovamento anche il movimento, la comunità lgbtqia+ nazionale, che Napoli possa diventare laboratorio dei diritti?

“Lo è già oggi, partendo dalle fiction. Mare Fuori e Un Posto al Sole hanno trattato il tema dell’omosessualità e della transessualità. Un pezzo dell’attivismo LGBTQIA + è  finito nelle fiction. Nel 2016 venne Stuart Milk, nipote di Harvey Milk, e andammo negli studi Rai perché Un Posto al Sole già stava trattando la tematica omosessuale. I proprietari di Stonewall sono venuti a Napoli, nel 2019, riconoscendoci 10.000 dollari per ristrutturare la sede della nostra organizzazione Antinoo, e la nostra targa è all’interno del bar Stonewall, all’ingresso del locale, a New York. Sono soddisfazioni, perché fare attivismo comporta anche tanta fatica. In piena pandemia, quando il Parlamento bocciava il DDL Zan, la regione Campania votava la sua legge contro l’omobitransfobia e un finanziamento concreto a favore dei centri antidiscriminazione. Napoli può essere laboratorio nazionale ed europeo”.

Napoli Pride 2023: "Contro le politiche violente del governo". Di Flora: "Spiace che altri Pride paghino gli artisti" - Diego di Flora - Gay.it

Intervista a Diego Di Flora

Partiamo dal ‘caso Arisa’, madrina del Napoli Pride nel 2021.

Rosalba è una mia cara amica. Ovviamente non condivido il suo pensiero ma nell’ottica di un Paese democratico lo rispetto, anche se non lo condivido. Certo io non vorrei una mamma severa ma una mamma democratica“.

Come siete arrivati alla scelta di Anna Tatangelo madrina del Napoli Pride 2023?

Anna è una scelta artistica, perché mi piace molto come cantante e come donna. La canzone “Il mio amico” fu brano apripista a Sanremo per tanti altri cantanti che si sono poi aperti alla comunità. È giusto celebrare un’artista che poco più che ventenne si presentò all’Ariston con un testo tanto forte“.

Quindi deduco che Anna sostenga tutte le rivendicazioni politiche del Napoli Pride 2023?

“Assolutamente, le sostiene tutte ed è molto partecipe alle tematiche. La sento molto attiva, collaborativa. Condivide tutto, si esprime, so di sicuro che sabato dirà cose molto importanti e forti, su quel palco. Perché le sente”.

Palco che abbraccerà non solo Anna Tatangelo ma anche tanti altri artisti.

“C’è Paola Turci, che ha scelto il Napoli Pride come suo unico Pride del 2023. Ci saranno Antonino, Virginio, Matteo Romano, Luigi Strangis, Andrea Sannino, Anastasio, Ciccio Merolla. Saranno quasi 15 cantanti, un Sanremo Pride! Al termine della parata ci sarà un vero e proprio spettacolo al palco della Rotonda Diaz, che affaccia sul lungomare di Napoli, con il panorama più bello del mondo. Ho chiesto a tutti gli artisti di partecipare con la loro arte, di cantare, sarà un vero e proprio concerto. Anna, invece, sarà presente anche alla parata”.

In quanto madrina, immagino che Anna Tatangelo parteciperà a titolo gratuito?

“Assolutamente sì. Devo dire che sono un po’ arrabbiato con gli altri Pride. Ti posso assicurare che noi siamo l’unico Pride che non paga il cachet a nessuno. Dai presentatori al sottoscritto, neanche io prendo alcun consenso. Chi si avvicina ad una causa così importante dovrebbe prestare la propria arte, il proprio lavoro, gratuitamente per la comunità, se la senti vicina. A me hanno chiesto il cachet un po’ di personaggi, magari anche qualcuno che è poi andato in tv a fare coming out. Non voglio fare nomi, ma una regina della musica dance anni ’80 mi ha chiesto un cachet di 8000 euro. Questa cosa mi lascia un po’ con l’amaro in bocca. Vorrei che anche gli altri Pride adottassero la nostra politica”.

Mi stai dicendo che gli altri Pride pagherebbero gli artisti?

“A me è arrivata voce, non ne ho certezza, che alcuni Pride pagano. E te lo dico con certezza perché quando mi confronto con artisti e agenti, questi mi dicono che altri Pride li hanno pagati. E io ci resto male, perché il Pride è una manifestazione sociale, e come tale dovresti accoglierla. Posso capire le spese di spostamento, ma non il cachet”. “Io ho la certezza che alcuni Pride paghino”. “Anche Arisa ha dichiarato che ha rinunciato a compensi di altri Pride a favore della comunità, quindi vuol dire che il compenso c’era stato”.

Bisogna poi distinguere tra l’essere madrina e il partecipare eventualmente ad un concerto post-Pride.

Quello ci sta tutto, ci sta il ticket d’ingresso, in un locale che sbiglietta. Ma allo show ufficiale del Pride, all’aperto, con il corteo, io davvero non posso concepire il cachet, per nessuno“.

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