Domenica notte verranno assegnati gli Oscar, con l’Italia in corsa grazie ad Alice Rohrwacher e al suo corto Le Pupille, disponibile su Disney+. A sfidare Rohrwacher ci sarà anche Night Ride (Nattrikken) di Eirik Tveiten e Gaute Lid Larssen, corto norvegese che potrebbe scrive un pezzo di storia agli Oscar. Perché se è vero che l’Academy premia i cortometraggi live-action dal lontano 1937, sono un titolo vincitore della statuetta, ovvero Trevor nel 1994, ha raccontato una trama LGBTQI+, con la storia di un adolescente gay vittima di omofobia.
Night Ride potrebbe diventare il secondo a riuscire nell’impresa. Lungo 16 minuti appena, il corto si svolge in una nevosa sera quando Ebba (Sigrid Kandal Husjord), donna affetta da nanismo, si ritrova bloccata e infreddolita ad una fermata dei bus. In cerca di riparo, si intrufola su un tram incustodito. Incuriosita inizia a premere alcuni pulsanti per accendere le luci, ma il tram prende vita, scricchiolando e decollando attraverso le strade buie e innevate della Norvegia, obbligando Ebba ad allacciare le cinture. I passeggeri iniziano a salire sul tram, supponendo che Ebba sia l’autista, fino a quando l’atmosfera non cambia. Ariel (Ola Hoemsens Sandum), donna trans che sta tornando a casa, si fa gli affari suoi quando due uomini – Allan (Axel Barø Aasen) e Benjamin (Jon Vegard Hovdal) – iniziano a insultarla. Ebba deve decidere cosa fare. Stare zitta o prendere le sue difese? E come può una donna come lei, a sua volta discriminata ed emarginata, fermare simili molestie? Mentre il claustrofobico tram avanza nella notte, la tensione cresce, con il corto che si rivolge direttamente allo spettatore, chiedendogli: “Tu cosa faresti?“.
Il corto ha tratto ispirazione da eventi reali, anche se la trama LGBTQ+ è stata inventata. “L’idea è nata da un mio amico che ha rubato inavvertitamente un tram e dal mio desiderio di fare un film su questioni sociali come le molestie nei confronti di gruppi emarginati“, ha rivelato a Them Tveiten, che ha scritto e diretto più di una dozzina di cortometraggi, prima di strappare questa prima nomination agli Oscar.
La produttrice Heidi Arnesen aveva realizzato diversi film LGBTQ+, incluso il primo cortometraggio queer della Norvegia nel 1991. “Insieme al consulente, Lars Daniel Krutzkoff Jacobsen, al Norwegian Film Institute, abbiamo ritenuto che questa fosse una storia importante da raccontare“, ha detto Tveiten.
Questo perché per quanto il paese scandinavo possa essere considerato progressista, discriminazione e violenze omotransfobiche sono ancora oggi un problema, in Norvegia. Nel giugno scorso il Pride di Oslo è stato devastato da una sparatoria di massa che ha provocato la morte di due persone e il ferimento di 10. Per quanto il corto sia stato girato 3 anni prima dell’attacco terroristico di Oslo, già nel 2020 era evidente al regista come l’omotransfobia fosse una problematica nazionale. “La lotta per l’uguaglianza non è finita e dobbiamo opporci a questa ingiustizia. Anche in Norvegia“, ha confessato Tveiten, rimasto “incredulo e felice” per l’inattesa nomination. Il cortometraggio, acclamato dalla stampa, è uscito anche in selezionate sale a livello nazionale e ora punta ad una storica statuetta. Le pupille di Alice Rohrwacher permettendo.