Chissà se il relatore Alessandro Zan proverà a mandar giù un paio di bombe delle sei, che si sa non fanno male, prima di indossare cravatta ed elmetto nel varcare Montecitorio. Domani, 27 ottobre 2020, la legge contro l’omotransfobia e la misoginia tornerà infatti alla Camera dei deputati, dopo il rapido antipasto estivo.
Giornata subito decisiva, perché il DDL Zan sarà chiamato a superare due pregiudiziali di costituzionalità a voto segreto presentate da Lega e Fratelli d’Italia. Due mine che da subito potrebbero colpire e affondare una sacrosanta legge che il movimento LGBT attende invano da decenni. Le destre, neanche a dirlo, hanno riminciato a cavalcare la marea di fake news diffuse ad arte negli ultimi mesi (“bavaglio inutile e liberticida“, la menzognera sintesi), alternando quel benaltrismo che in casa ‘diritti LGBT’ torna puntualmente di moda. “Tutto si può bloccare, meno le norme bavaglio“, titola oggi La Verità in prima pagina in riferimento al recente DPCM causa pandemia da Covid-19, dimenticando chiaramente come il DDL Zan sia stato già più volte rinviato. L’ultima la scorsa settimana, causa quarantene varie e positività dei capigruppo d’opposizione.
Una silenziosa notte di pizze fredde e di calzoni, di giovani e nonne preoccupate alla finestra a guardare quella luna che sembra strana, di mamma e di papà col biberon in mano, di sogni, speriamo non di lacrime nè di preghiere. Perché “se l’amore è amore“, cantava Antonello Venditti, allora qualsiasi amore va protetto, abbracciato e soprattutto vissuto, senza timori di discriminazioni e/o violenze, sia fisiche che verbali. Notte prima di un esame parlamentare di pura e semplice civiltà.