Cosa definisce una famiglia “normale”? È questa la domanda, terribilmente attuale e quanto mai complicata, che la regista Ry Russo-Young tenta di affrontare nella sua nuova opera, appena approdata su HBO Max. Dopo aver firmato successi come Prima di domani e Il sole è anche una stella, ritorna ora con Nuclear Family, un documentario in forma di miniserie da tre episodi in cui mette a nudo la storia della sua famiglia. Ry Russo-Young, già conosciuta nei festival di cinema indipendenti per titoli come Orphans e The Color Wheel in cui è stata acclamata per aver affrontato il tema dell’identità, ha due mamme lesbiche: Robin Young e Sandy Russo.
La docu-serie racconta in 158 minuti la battaglia legale che le due donne hanno dovuto affrontare per avere piena custodia della figlia. Seconda figlia della coppia, dopo la sorella maggiore Cade, la regista è nata nel 1981: inutile sottolineare come a quel tempo le coppie queer non avessero le libertà e i diritti che abbiamo oggi. E lo racconta bene Sandy, quando racconta come, all’epoca, fare coming out significava automaticamente non avere figli. Scoprono che non è così grazie a un volantino, che pubblicizza un’associazione sulla riproduzione controllata delle donne. Quello che oggi chiamiamo “utero in affitto”. Entra qui in scena Tom Steel, un uomo gay che ha fatto da donatore per concepire Ry. Dopo la sua nascita, presto i rapporti si deteriorano e Tom pretende di avere diritto legale su quella che considera sua figlia. Inizia così una battaglia legale che dura quattro anni: migliaia di dollari spesi, l’attenzione mediatica, le discriminazioni – perché fu Sandy a portare avanti la gravidanza, e Robin era obbligata ad aspettare fuori dall’aula del tribunale. La famiglia Russo-Young riuscì alla fine a vincere, grazie anche all’abilità dell’avvocato che portò dalla loro parte la giuria, definendo abominevoli le posizioni omofobiche degli accusanti.
Ma il viaggio di Nuclear Family non si ferma a questo sfortunato evento. Ripercorrendo la sua storia e le memorie delle madri, Ry Russo-Young apre anche una riflessione su cosa significhi effettivamente essere cresciuti da due genitori dello stesso sesso. Le preoccupazioni e le accuse dei conservatori d’altronde sono le stesse, oggi come allora. Ry spiega come le sue madri le hanno voluto sin troppo bene. Eppure, dice Ry “è come se avessi sempre dovuto chiedere il permesso per entrare nel mondo etero”. Ricorda come le due donne non l’abbiano mai fatta sentire diversa dai suoi coetanei, e come invece il mondo là fuori, al contrario, la guardava in modo obliquo, sospettoso, diffidente.
Ad oggi purtroppo Nucelar Family resta oltreoceano. La piattaforma HBO Max, infatti, non è attiva in Italia, e Nuclear Family entra a far parte di quella lista interminabile di titoli che, per i più svariati motivi, non arrivano sui cataloghi delle piattaforme italiane. Il documentario condivide la stessa sorte della serie spagnola fenomeno del momento, Veneno (presentata in anteprima esclusiva al MiX Festival di Milano), anch’essa prodotta da HBO e ancora in attesa di un acquirente italiano. Che qualcuno finalmente decida di portarlo anche qui? Lo speriamo vivamente, anche considerando la nuova e sempre più in crescita attenzione che il mercato italiano sta mostrando verso il genere del documentario. Nuclear Family sarebbe accolto a braccia aperte da quella parte di pubblico che ne ha più bisogno, quella che raramente vede rappresentati i propri problemi e le proprie battaglie contro i preconcetti. Ma gioverebbe anche a quell’altra parte, che questa realtà non la conosce così bene. E ha semplicemente bisogno di capire.
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