Nel cuore della città, in occasione del vivace Palermo Pride, un brutale atto di violenza. Simone Intravaia (in alto nella foto dal suo account social), ragazzo gay di 28 anni, è stato aggredito insieme a un amico immediatamente dopo le celebrazioni.
Quella che doveva essere una giornata di orgoglio e festa si è presto trasformata in un incubo quando, dopo la manifestazione, i due si sono diretti in un locale in via Dante per gustare un po’ di street food e proseguire i festeggiamenti.
“Eravamo tutti un po’ più estrosi, ma non è una ragione valida affinché quello che sto per raccontare accada. È umiliante e umanamente triste perché è chiaramente un atto di omofobia” racconta Simone.
Qui, Simone e l’amico sono stati derisi e insultati da un uomo e una donna seduti al tavolo accanto. I due avrebbero cominciato ad inveire “Fai schifo! Esci dal locale, sei nudo!”.
Ma Simone non ha voluto lasciar correre, ed ha tentato di far capire agli aggressori che il suo comportamento era del tutto rispettoso e che nessun atto osceno era stato compiuto. Tuttavia, la sua difesa è stata vanificata dall’assenza di empatia e umanità dei gestori del locale.
Incredibilmente, anziché condannare gli aggressori e difendere la sicurezza dei clienti, i responsabili del locale hanno chiesto a Simone e al suo amico di andarsene, preferendo ignorare l’ingiustizia che si stava svolgendo sotto i loro occhi e permettendo agli aggressori di rimanere impuniti.
La donna al tavolo ha continuato a lanciare insulti, persino riprendendo la scena senza il consenso delle vittime. Poi, l’uomo si è lasciato andare a un’esplosione di violenza, colpendo prima l’amico di Simone e poi lui stesso.
Simone, con il cuore spezzato e il corpo ferito, ha cercato aiuto chiamando immediatamente i Carabinieri e un’ambulanza. Ma gli aggressori sono fuggiti via dell’arrivo delle forze dell’ordine. La denuncia, purtroppo, è stata vana, poiché non vi è stato modo di identificare i soggetti responsabili.
L’intera vicenda è, naturalmente, un triste riflesso di una società ancora permeata da intolleranza e discriminazione, accentuata dalle asprezze rivolte alla nostra comunità dalle stesse forze politiche che dovrebbero governare i cittadini come eguali.
Le stesse dichiarazioni del commissario regionale della Lega in Sicilia, Annalisa Tardino, il segretario provinciale di Palermo Francesco Di Giorgio e il capogruppo al Consiglio comunale di Palermo, Alessandro Anello in relazione al Palermo Pride sono un chiaro esempio di come l’omofobia istituzionale possa avere una fortissima influenza sul clima in cui la comunità LGBTQIA+ è costretta ad esistere.
“La Lega Salvini Premier non supporta le passerelle ai Gay Pride, tantomeno i relativi patrocini concessi dalle pubbliche amministrazioni. […] Riteniamo che ci siano problemi ben più importanti di cui occuparci, specie in una città come Palermo, in cui l’azione amministrativa e politica richiede ancor più serietà e impegno di quelli, già importanti, dimostrati finora. Le priorità dei cittadini sono altre, e noi preferiamo restare al lavoro su quelle”.
Simone, nonostante la paura e la delusione, solleva una domanda fondamentale:
“La gente si chiede perché organizziamo il Pride e perché vogliamo il Ddl Zan (quindi una legge di aggravante penale per l’odio omobitransfobico ndr). Il motivo è anche perché quando accadono queste cose, desideriamo che vengano le forze dell’ordine per agire”.
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