“Questa linea diretta non è rivolta ai froci, arrivederci”: è quello che si è sentito dire un ragazzo, in Russia, dalla stessa linea telefonica contattata per avere aiuto e supporto.
Un ragazzo gay, di cui non riporteremo il nome – secondo la volontà della comunità Facebook che si è occupata del suo caso – ha contattato nella giornata di ieri una linea diretta in Russia per chiedere supporto, ricevendo però in cambio il peggior trattamento possibile.
Dopo aver detto di essere gay e di avere bisogno di aiuto, è stato prontamente rispedito al mittente: “Questa linea non è rivolta ai froci” ha sentenziato un addetto di Frog, centro telefonico specializzato in aiuti psicologici con sede a San Pietroburgo. Ma non è finita qui: una volta contattato direttamente il direttore di Frog, Alexander Bronshtein, sui social media per denunciare l’episodio di omofobia, il ragazzo è stato nuovamente insultato: “Ti è già stato detto che non lavoriamo sui froci e ti è stato augurato il meglio. Cosa c’è di scortese in tutto questo?”.
A questo punto il ragazzo si è rivolto a Lena Klimova, fondatrice di Children-404, una comunità virtuale attiva su Facebook e su VK (il Facebook russo, un social fondato nel settembre 2006 e molto diffuso anche in Bielorussia, Ucraina e Kazakistan) su tematiche legate al mondo LGBT.
La reazione di Lena, condannata a più riprese a pagare salate multe per aver trasgredito la legge vigente in Russia che vieta la propaganda LGBT, non si è fatta attendere: dopo aver segnalato pubblicamente la dichiarazione d’intenti di Frog (“Se sei triste, solo e stai soffrendo, chiamaci! Aiuteremo chiunque”), ha detto la sua in merito: “Quest’espressione non è corretta. Aiutiamo tutti tranne gli uomini gay sarebbe più corretto. Le persone che chiamano le linee dirette sono in crisi e affrontano situazioni complicate, e quello che l’addetto ha fatto non è stato solo profondamente non etico, ma ha messo in pericolo la vita stessa del ragazzo. Faccio un appello accurato a tutti i miei lettori: non contattate Frog”.
In seguito ha condiviso alcuni screenshot della conversazione avuta tra il direttore e il ragazzo, di cui ha offuscato il nome per tutelarne l’identità.
Bronshtein, sempre su VK, ha difeso a spada tratta l’operato del suo dipendente e ha rincarato la dose: “Ci sono ricerche che dimostrano come l’omosessualità sia una malattia curabile. Davvero, noi non trattiamo i froci e questo ragazzo era stato informato. Visto che stai pubblicando gli screenshot, Lena, perché non fai uno screenshot completo? Perché nascondi il nome del tuo amico?”.
Pochi minuti dopo ha condiviso il profilo del ragazzo, costretto ad un outing non richiesto. In serata, infine, ha aggiornato l’homepage del sito del suo centro con un video che mostra Vladimir Putin mentre difende la legge che vieta la propaganda gay.
https://www.youtube.com/watch?v=8hFp3TwUrr0
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