L’omotransfobia costa all’Europa dell’est il 2% l’anno in termini di crescita economica

Perché l'omotransfobia non paga. Mai. Neanche dal punto di vista economico.

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2 min. di lettura

Secondo un rapporto di Open For Business (OFB), che comprende giganti tecnologici come Google e Microsoft, Barclays e Deutsche Bank, l’omotransfobia di Paesi come Ungheria, Polonia, Romania e Ucraina costerebbe all’Europa dell’est circa il 2% in termini di crescita economica. Tutto ciò sarebbe figlio di una discriminazione per la comunità LGBTQ + sul piano legislativo e sul posto di lavoro, senza dimenticare i maggiori costi sanitari legati al  contrasto all’HIV/Aids e alla depressione figlia della stessa omotransfobia.

In tutti i Paesi sopra menzionati l’omosessualità è ufficialmente “legale”. Tuttavia, in Ungheria, Polonia, Romania e Ucraina è assai complicato per le persone LGBTQ + vivere una vita autentica, perché continuamente vittime di discriminazioni e pregiudizi. OFB ha scoperto che questi Paesi starebbero affrontando una “fuga di cervelli” di lavoratori qualificati LGBT, faticando nell’attirare investimenti stranieri, perdendo così miliardi di euro l’anno.

George Perlov,autore del rapporto, ha dichiarato alla Reuters: “I Paesi che sono più aperti (in termini di diritti LGBT +) sono generalmente finanziariamente ed economicamente in una posizione molto migliore di questi”. Il rapporto, finanziato in parte da Google, ha rilevato come la maggioranza delle aziende locali nei quattro Paesi sopra citati sostenga comunque l’uguaglianza e la diversità LGBT + sul posto di lavoro.

Le recenti politiche omotransfobiche polacche, in particolare, sono state condannate dalla comunità europea. Nel 2020, più comuni e regioni del Paese si sono dichiarate “zone libere da LGBT”, ovvero libere da “ideologia LGBT”, mettendo i cittadini LGBTQ + del territorio a rischio di discriminazione, pregiudizio e violenza. L’UE ha minacciato di tagliare tutti i finanziamenti nei confronti di queste regioni. Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha in tal senso ribadito come “ogni persona in Europa sia libera di essere chi sia, di vivere dove voglia, di amare chi voglia amare e di puntare in alto quanto voglia”.

Cinquanta paesi di tutto il mondo hanno poi firmato una lettera aperta chiedendo al presidente polacco Duda di “proteggere tutti i cittadini dalla violenza e dalla discriminazione e di garantire loro pari opportunità”. Il mese scorso, il parlamento europeo ha ufficialmente dichiarato l’UE “zona di libertà LGBT”, con gli indegni voti contrari di Lega e Fratelli d’Italia.

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