Era il 1986, avevo 11 anni. Sull’Europa e sul Mediterraneo spiravano venti di guerra. A Sanremo Orietta Berti cantò “Futuro”, una canzone che restò per sempre nella mia memoria. Da lì a qualche settimana ci fu la crisi libica, il missile contro Lampedusa, USA e URSS sull’orlo di una guerra.
Affascinato più da Anna Oxa, che – ombelico nudo e cappuccio nero su chioma bleach – cantò l’indimenticabile “È tutto un attimo“, e da Loredana Bertè – pancione orgoliosamente gravido (posticcio), minigonna e calze a rete – con “Re“, il bambino che ero fu turbato da questo particolare verso di una signora mamma di nome Orietta Berti:
“A voi russi o americani, io non delego il suo domani, su mio figlio non metterete le vostre mani”
Mia madre mi spiegò chi fosse Orietta Berti e io rimasi letteralmente flashato da quella canzone politica e da quel canto di protezione che una mamma occidentale ben agghindata lanciava da un palcoscenico edonistico tutto da bere, come erano Sanremo e l’Italia di quegli anni.
In queste ore in cui l’Europa vive nuovamente l’incubo di una guerra, i testi di questa canzone risuonano profetici e innescano un amaro senso di impotenza davanti alla ciclicità della storia intossicata dal sopruso e dalla volontà di potenza. Eppure è la stessa signora Berti, un tempo mamma apprensiva, oggi nonna multicolor nella sua rinascita di star incredibilmente contemporanea, a insegnarci che dobbiamo continuare a combattere per abbattere tutti i re a cavallo.
Ecco le parole della canzone.
FUTURO – Orietta Berti Sanremo 1986 – Testo
Il giornale che ci tortura,
Il Sudafrica fa paura,
Mentre il giorno diventa sera
In casa mia.
E i ragazzi son sempre quelli
Che si sentono forti e belli
In un mondo che cambieranno
E andranno via.
Ma c’è un re con un gran cavallo
Che decide quando si balla
E la storia che si ripete è sempre quella.
A voi russi o americani
Io non delego il suo domani
Su mio figlio non metterete le vostre mani.
Voglio ancora una vita e un aquilone,
Voglio ancora due sassi da buttare,
Dire sì, dire no, dire amore
E insegnarti che tu puoi volare.
Devi fare la guerra dei bottoni,
Devi avere la forza di cantare,
Figlio mio, neanche Dio può capire
Quanto è bello guardarti dormire.
Oggi è tempo di stare attenti
E non parlo dei delinquenti,
Questa volte non c’è Pilato,
è andato via.
Siamo tutti un po’ responsabili
Se la vita sarà impossibile,
Non c’è un alibi che tenga alla follia.
E a quel re con un gran cavallo
Dico io quando si balla
E la storia che si ripete non sarà quella.
A voi russi o americani
Io non delego il suo domani,
Su mio figlio non metterete le vostre mani.
Voglio ancora una vita e un aquilone,
Voglio ancora due sassi da buttare,
Dire sì, dire no, dire amore
E insegnarti che tu puoi volare.
Devi fare la guerra dei bottoni,
Devi avere la forza di cantare,
Figlio mio, neanche Dio può capire
Quanto è bello guardarti dormire.
Voglio ancora una vita e un aquilone…
Compositori: Umberto Balsamo / Lorenzo Raggi
© Emi Music Publishing Italia Srl, Chappell Edizioni Srl
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