Sostenibilità, inclusività e tanta leggerezza , è questo il Dna Patrick McDowell, il giovane designer britannico che dopo la laurea nel 2018 alla Central Saint Martins e la nomina di Anna Wintour per lo Stella McCartney Today for Tomorrow Award nel novembre del 2019, porta avanti l’importante sodalizio con Pinko, dove riveste il ruolo di sustainability design director, e la sua omonima linea.
Quella di Patrick, è la generazione di novizie della moda a cui ci piace guardare, sono i designer nati dalle onde del nuovo cambiamento, proprio quello che sta scombussolando i brandelli della moda borghese e conservatrice che stenta a sopravvivere, aggrappata a stilemi ormai vuoti.
Con lui si parla di sostenibilità, è stato uno dei primi precursori nella tendenza del’upcycling grazie anche al suo gusto londinese per il vintage, ma ci trasmette anche quell’esuberanza un po’ Queer che i designer dovrebbero avere, il suo approccio pacato e gentile ma nel contempo fuori dalle righe ci riporta ad un concetto di moda consapevole e concreto negli ideali ma comunque creativo.
L’abbiamo incontrato per voi.
Il concetto di inclusività viene spesso utilizzato inconsapevolmente nella moda, pensi che si stia semplicemente cavalcando una tendenza o ci sia un’aiuto reale per costruire una società più inclusiva?
In generale, penso che stiamo vivendo un momento molto interessante, da un lato vediamo un tale odio, ma dall’altro possiamo constatare una crescente accettazione del diverso, verso un futuro più inclusivo e accogliente. Penso che tutti noi dobbiamo essere consapevoli dell’influenza e del potere che deteniamo nelle nostre vite e garantire che in ogni momento possibile miriamo ad elevare e sostenere coloro che ne hanno più bisogno. Un pilastro della mia attività è proprio quello di sostenere la comunità Queer e mi rende orgoglioso ogni giorno pensare ad alcuni dei progetti che abbiamo realizzato, alle persone che abbiamo assunto e alle mentalità che forse abbiamo contribuito un po’ a cambiare.
Sei mai stato discriminato dall’industria della moda per il tuo look?
Ci sono stati momenti in cui le persone in certi posti non sono state grandiose ma nel complesso, soprattutto nella moda, ho trovato uno spazio dove posso esprimere ed esplorare il mio stile personale. Per me si tratta di molto di più dei semplici vestiti. È un’espressione di chi sono, dove spero di andare e chi voglio essere. Si tratta di aspirazioni e di come sentirsi fantastici, sexy e completi.
La tua estetica è così forte, come sei riuscito a inserirlo in un marchio così popolare come Pinko?
È stato un viaggio davvero interessante per me e Pinko progettare insieme per reinventare i capi e i tessuti della passata stagione in nuove collezioni, lavorando insieme per creare qualcosa di fantastico. Penso che ora più che mai desideriamo tutti un forte senso dell’orientamento e, soprattutto, un punto di vista. Vogliamo rappresentare qualcosa e usare i pezzi che abbiano per un aspetto bello e che abbiano un impatto minore sul pianeta.
Se dovessi realizzare una maglietta per Gay.it cosa ci scriveresti sopra?
OH ! Amerei fare una maglietta per GAY.IT (chi non vorrebbe?), sarebbe nera molto attillata e con la scritta di cristalli sul davanti GAY SEX e sul sul retro IN CHURCH.
La tua infanzia è stata caratterizzata da un rapporto molto forte con la chiesa. Crescendo, in che modo la tua sessualità ha influenzato questo rapporto?
È stato un viaggio difficile, sono cresciuto come un fervido cattolico, ho frequentato la chiesa e la scuola cattolica, ho cantato nel coro della chiesa e ho servito come chierichetto. Ho ideato Catholic Fairytales, la mia collezione su questa tematica, perché volevo creare uno spazio per le persone omosessuali in cui si sentissero accettate con tutto lo stesso fascino e opulenza della chiesa. Mi sentivo come se dovessi reclamarlo in quel modo e si è dimostrato così terapeutico.
La moda di oggi è molto concreta e reale. Come può ancora farci sognare (come faceva una volta)?
Per me si tratta di essere audace con la tua voce di designer, impenitente! Abbiamo bisogno di persone di ogni ceto sociale che creino vestiti e raccontino le loro storie. È tutta una questione di sogni, si tratta del bambino della classe operaia queer di Liverpool che vede le donne mettersi i vestiti e vuole essere parte di quello che ha potuto vedere e sentire. Si tratta di indossare quella cosa e sentirti la versione di te stesso che hai sempre voluto essere. È emotivo ed è connesso. La moda e la sua capacità di evocare sentimenti dentro di noi trascendono l’economia sociale, la razza e la classe, perché alla fine della giornata tutti indossiamo abiti e alla fine quel viaggio è individuale e personale per tutti. È un riflesso della società e un agente per cambiarla. Sono molto emozionato quando parlo di moda perché era il mio sogno e credo che ora lo sto vivendo veramente.
https://www.patrickmcdowell.co.uk/
https://www.instagram.com/patrick__mcdowell/
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