Caster Semenya
Caster Semenya è un’atleta sudafricana intersessuale che, nella sua giovane vita, ha battuto moltissimi record, aggiudicandosi più volte la medaglia d’oro.
A causa degli alti livelli di testosterone nel sangue (cinque volte superiori a quelli di altre colleghe), le è stato chiesto più volte di sottoporsi a terapie per abbassare questi livelli e, addirittura, di non partecipare più a gare sportive. Sono state anche applicate regole all’interno della IAAF che richiedono alle atlete iperandrogene di abbassare i livelli di testosterone tramite farmaci (molti pensano che queste regole siano nate per prendere di mira proprio Semenya).
Ma, grazie alla sua lotta, non le è quasi mai stata interdetta la partecipazione. Mancano, infatti, delle evidenze scientifiche che provino la correlazione tra iperandroginismo (eccessiva produzione di ormoni maschili) e prestazioni sportive superiori.
Ultimamente, tuttavia, Caster Semenya ha perso un appello contro la Words Athletic che la costringerebbe ad assumere farmaci per abbassare il testosterone. Sono intervenute anche le Nazioni Unite in sua difesa ravvisando una violazione dei diritti individuali. Il rapporto dichiara che andrebbero riviste e revocate “le norme e i regolamenti di ammissibilità che hanno effetti negativi sui diritti degli atleti, compresi quelli che si rivolgono agli atleti con variazioni intersessuali”.
Caster, ad ogni modo, non ha potuto partecipare a settembre ai Mondiali di atletica leggera di Doha e non potrà partecipare alle Olimpiadi per via della sua condizione di intersessuale. Si avvia per lei un graduale ritiro dal mondo dell’atletica. “Essere straordinari”, come riassume bene la giornalista Valentina Maran su Purpletude.com, in questa società vuol dire purtroppo “essere anormali”.