Sabato 26 giugno è stata la volta di diverse marce per l’orgoglio, in tutto il mondo. Ma mentre l’Ondapride 2021 invadeva Roma e Milano, e migliaia di persone marciavano anche per le vie di Parigi, Siviglia, Los Angeles e Dublino (ma solo in un evento virtuale), l’Istanbul Pride, ancora una volta, veniva sedato dalle autorità.
Gas lacrimogeni, spinte, botte, arresti. La Polizia è intervenuta poco dopo l’inizio della manifestazione (non autorizzata), e almeno una 2oina di attivisti sono finiti in manette.
Istanbul Pride 2021: slogan e marce per la libertà
Ma le scene che arrivano dall’Istanbul Pride sono ormai diventate un triste déjà vu. Questo, infatti, è il settimo anno in cui un giorno di festa, orgoglio e libertà si trasforma invece in un momento di violenza. Le autorità ogni anno vietano marce e incontri. Solo poco più di dieci anni fa, invece, il pride di Istanbul era un evento da non perdere, che attirava migliaia di persone non solo dalla Turchia, ma anche dai Paesi vicini.
“Le strade sono nostre” era lo slogan dei manifestanti, che hanno ricevuto il divieto di marciare solo poche ore prima dell’inizio dell’evento. Nonostante questo, gli attivisti hanno voluto scendere in piazza per protestare contro la politica conservatrice che sta reprimendo sempre più la comunità LGBT turca, appellandosi alle leggi che “violano la moralità”.
Yildiz Tar, una delle organizzatrici dell’Istanbul Pride, ha detto a Dpa:
In Turchia stiamo assistendo ad un radicale cambiamento della politica del governo verso le persone Lgbtqi dal 2015, lo stato ha dichiarato loro guerra. Il governo sta perseguendo una politica tesa a diffondere ostilità verso le persone Lgbtqi nell’intera popolazione.
La sedazione dell’Istanbul Pride 2021 è solo l’ultima di una serie. Le autorità, per tutta la durata della Pride Week, hanno continuato a bloccare gli eventi organizzati dalla comunità, compreso un semplice pic nic.
Le violenze della Polizia nei confronti dei presenti è confermata da un video della NBC, che è diventato virale:
Cover foto: AP Photo/Emrah Gure
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