Sempre più a rischio la tenuta della democrazia in Polonia, nel cuore dell’Unione Europea. Secondo quanto riportato da Tonia Mastrobuoni, corrispondente del quotidiano la Repubblica, Varsavia ha istituito la figura del super-procuratore, che avrebbe il potere di scavalcare qualsiasi diritto alla privacy del singolo cittadino e sorvegliare donne che vogliano abortire o prendere la pillola del giorno dopo, impedire i divorzi, strappare i figli alle coppie LGBTQIA+.
Mastrobuoni ha raggiunto al telefono Marta Lempart, attivista da tempo impegnata a organizzare proteste nelle piazze polacche in difesa dei diritti civili ormai quotidianamente calpestati nel paese. Il parlamento di Varsavia sta approvando la creazione dell’Istituto per la famiglia e la demografia, con il preciso intento di scoraggiare i divorzi, impedire gli aborti, spazzare via le famiglie omogenitoriali.
La legge in procinto di essere approvata dal senato polacco a metà dicembre, istituisce una figura dai poteri assimilabili a quelli di un super-procuratore di stampo fascista, che avrà facoltà di accedere a tutti i dati personali dei cittadini, medici, anagrafici, civili, penali, scolastici, e così perseguitare coloro che non risultassero conformi alle imposizioni etiche dell’Istituto per la famiglia e la demografia.
Nella giornata di oggi (mercoledì 1° Dicembre 2021), la camera polacca sarà invece chiamata ad approvare una legge che vieta l’aborto e criminalizza le donne che interrompono la gravidanza, punendole con 25 anni di carcere per aborto e 5 anni per aborto spontaneo. In futuro le donne polacche potrebbero non aver diritto all’aborto neanche in caso di stupro.
Presidente dell’Istituto per la famiglia e la demografia sarà Bartlomiej Wroblewski, esponente della fondazione ultracattolica Ordo Iuris, che diventa dunque figura simbolo di quello scavalcamento del potere politico su quello giudiziario in atto in Polonia, già fortemente richiamato dall’Unione Europea (ne avevamo parlato qui).
Nella foto di apertura una manifestazione di donne polacche in difesa del diritto all’aborto (The Guardian)
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