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Processo contro la LGB Alliance: il suo destino potrebbe essere segnato, presto la sentenza definitiva

Sarebbe la prima volta che un ente benefico chiede di privare del titolo un altro e i giudici potrebbero approvare.

LGB Alliance processo Gay.it
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Fondata da Bev Jackson, Kate Harris, Allison Bailey, Malcolm Clark e Ann Sinnott, la LGB Alliance è tra i gruppi di attivisti britannici più famosi del Regno Unito. Non tanto per il suo incredibile impegno nell’aiutare la comunità LGB, quanto per essere impegnata in una continua lotta con altri gruppi e associazioni che ne contestano l’esistenza.

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Allison Bailey è tra i fondatori della LGB Alliance

Non hanno tutti i torni, dal momento che la LGB Alliance esiste unicamente per difendere i diritti delle persone gay e lesbiche, escludendo completamente dalla loro visione le persone trans*. L’intento con cui il gruppo è stato creato, infatti, era quello di opporsi alle politiche di una delle associazioni LGBTQ+ più antiche, Stonewall, sulle questioni transgender. Tra l’elogio a J.K. Rowling durante la loro conferenza annuale e l’appoggio dell’ormai ex Primo Ministro Boris Johnson, il gruppo ha fatto parlare di sé.

Qualche mese fa ci era giunta la notizia che Mermaids, un’associazione benefica senza scopo di lucro per i diritti transgender, aveva fatto causa la LGB Alliance trascinandola a processo, facendo richiesta che venisse privata del suo status legale e venisse loro vietato di entrare nella categoria delle “charities”, le associazioni di beneficenza per l’appunto. Ebbene, il processo, che doveva svolgersi lo scorso maggio ma è stato rinviato, potrebbe vedere il giudice accogliere la richiesta dell’associazione no-profit.

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La LGB Alliance esclude i diritti delle persone transgender

Sarebbe la prima volta in cui un ente benefico chiede di privare del titolo un altro ente, anche se in questo caso le ragioni sono più che legittime. È previsto che il giudice esamini nella giornata di venerdì 9 settembre l’appello di Mermaids, per poi lasciare che gli avvocati considerino entrambe le posizioni sulla base dei documenti legali preliminari già presentati.

Dopo l’annuncio di Mermaids, la LGB Alliance aveva risposto che l’associazione non aveva una base legale su cui procedere per intentare il processo, ma i fatti sembrano avergli dato torto. I capi del gruppo trans-escludente, poi, hanno accusato l’ente benefico della stessa ipocrisia di cui vengono incolpati sostenendo che, focalizzandosi solo sulle persone trans*, non sono poi molto diversi da loro. Può darsi che, a un livello puramente teorico, la cosa regga. L’unica differenza è che Mermaids, nel difendere e prodigarsi per i diritti trans*, non esclude e non tenta di cancellare tutte le altre identità della comunità LGBTQ+. Cosa che la LGB Alliance, invece, fa quotidianamente.

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L’ente benefico Mermaids ha dichiarato guerra alla LGBA per escludere le persone trans*

Dovesse Mermaids riuscire nel suo intento, comunque, costituirebbe un precedente non da poco. Se il tribunale dovesse decidere che la Charity Commission ha concesso erroneamente lo status di ente benefico alla LGB Alliance, la sentenza potrebbe ripercuotersi anche su altri enti, che diventerebbero così vulnerabili alle sfide legali di chi ha idee e opinioni contrarie.

Tutto è ancora da vedere, e da decidere. Sicuramente l’intento di Mermaids non è stato quello di mettere a rischio tutti gli enti di beneficenza, quanto mettere un doveroso freno a una delle associazioni che, nonostante i buoni propositi dichiarati, è in realtà dannosa per la comunità LGBTQ+ e per le sue lotte. Anche Jo Maugham, direttore del Good Law Project, ha sostenuto la causa contro la LGB Alliance, affermando:

«Lo status di ente di beneficenza è per coloro che servono il bene pubblico … Non crediamo che soddisfino i test di soglia per essere registrati come ente di beneficenza»

Le udienze continueranno fino alla prossima settimana, dopodiché sarà compito del giudice decidere il destino della LGB Alliance.

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