La Provincia autonoma di Trento è stata sospesa dalla Rete Re.a.dy dal comune di Torino, capofila che gestisce l’intera rete sul territorio italiano. Ad annunciarlo è stato Paolo Zanella, consigliere provinciale del partito politico Futura, spiegando come la decisione sia una conseguenza del comportamento della Giunta provinciale, di schieramento leghista.
La Rete Re.a.dy è la Rete italiana delle Regioni, Province Autonome ed Enti Locali. Nata a Torino durante il Pride del 2006, la rete si impegna a “prevenire, contrastare e superare le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere, anche in chiave intersezionale con gli altri fattori di discriminazione – sesso, disabilità, origine etnica, orientamento religioso, età – riconosciuti dalla Costituzione, dal diritto comunitario e internazionale”, attraverso azioni concrete nei vari territori ed iniziative promosse dai singoli comuni per sensibilizzare la popolazione e affiancarsi ai bisogni della comunità LGBTQIA+.
Per rimanere all’interno di Rete Re.a.dy, per l’appunto, è necessario soddisfare alcuni requisiti, tra cui mettere in atto azioni positive e antidiscriminatorie a livello comunale e amministrativo, oltre alla promozione di una cultura sociale del rispetto e iniziative per valorizzare le differenze delle proprie comunità locali. Tutto questo, quanto pare, non è stato messo in atto dalla Giunta comunale della Provincia autonoma di Trento, entrata nella rete a partire dal 2017 dopo che già nel 2013 il Comune di Trento aveva aderito singolarmente. Negli anni si sono poi aggiunti altri comuni ma, fa notare Zanella, l’indifferenza dello schieramento politico ha fatto sì che tutti gli sforzi fatti da allora dall’assessore per le Pari Opportunità Sara Ferrari siano stati vani.
«Causa l’inerzia della Giunta provinciale leghista che mai ha partecipato alle attività formative e agli eventi culturali di contrasto all’omobitransfobia e di inclusione della comunità Lgbt+, che gli enti aderenti alla Rete dovrebbero promuovere sui propri territori, il Comune di Torino – capofila della Rete Ready – ha sospeso dalla Rete stessa la Provincia Autonoma di Trento»
Questo il commento di Paolo Zanella, decisamente amareggiato dalla negativa svolta che la situazione ha preso. Non stupisce certo, viste le note posizioni dei politici leghisti su questi temi. Tuttavia, una tale indifferenza circa i bisogni di una parte della popolazione che si governa, soprattutto a livello provinciale, è un segnale estremamente allarmante. Continua Zanella: «È il segno tangibile della volontà della destra al governo della Provincia di minare la coesione sociale, lavorando per escludere, invece che per includere, per difendere una società patriarcale dove le minoranze sessuali non trovino cittadinanza».
Realizzare spazi di condivisione e di ascolto per la comunità LGBTQIA+ è indispensabile per tutte le realtà locali, anche in quelle le cui amministrazioni sembrano voler ignorare il problema, facendo finta che non esistesse.
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