“Volevo proporre una S. Messa di Ringraziamento mercoledì 10 novembre alle ore 18.30 in Santuario per questo difficile e laborioso approdo in cui il Signore ha agito”
Una messa di ringraziamento per la morte del ddl Zan. Stando al volantino della parrocchia, avverrà oggi a San Zenone degli Ezzelini, comune veneto di 7mila anime.
Il parroco, tale don Antonio Ziliotto, ringrazia “i governanti” per non aver fatto passare il disegno di legge in Senato. E ricorda come già in passato la comunità si era impegnata, secondo le direttive della CEI, a pregare nel Rosario quotidiano “per i nostri governanti perché facciano leggi giste secondo la volontà di Dio“.
“La pericolosità e l’ambiguità della legge stava soprattutto nell’introdurre nella legislazione italiana e nell’insegnamento scolastico, mascherata come lotta all’omo-transfobia, l’ideologia del Gender per la quale ogni persona ha diritto di scegliere a proprio piacimento di essere maschio o femmina…”
Vittima anch’egli (il sopracitato parroco) della mistificazione del ddl Zan, portata avanti per mesi e mesi dai media e da una certa politica. Ci si può schermare con l’involucro celeste della cristianità, ma le strumentalizzazioni restano terrene, più che terrene, diremo striscianti e ben radicate nell’omotransfobia.
In chiusura, don Ziliotto sposta l’attenzione sui “governati” e chiede per loro una preghiera “perché questa ideologia, anche se in una modalità meno invasiva, è stata votata con la fiducia in un emendamento del DL Trasporti il 4 novembre“.
Il Sindaco di San Zenone, Fabio Marin, è dichiaratamente omosessuale e non potrebbe esserci coincidenza (coincidenza?) più amara. Marin, più volte in passato aveva espresso il suo sostegno al ddl Zan,
“Il DDL Zan è una proposta di legge che va contro ogni tipo di pregiudizio, sopruso e violenza: penso ai disabili. Per giudicare un reato, è necessario dare un nome a determinate “modalità di espressione”. A questo serve una legge: non cambia il comportamento, ma dà gli strumenti per agire”
Il sindaco, in un’intervista, da spiegato quanto sia stato complesso il rapporto con la sua comunità, soprattutto in passato, quando “ci sono stati momenti in cui ho pensato a gesti estremi”.
“Sono stato discriminato per quello che ero e che non potevo non essere, mi ha fatto allontanare dal mio paese […] Secondo alcuni (i cosiddetti “governati” ndr) non sono degno nemmeno di nominare il Papa o di entrare in chiesa”
Gay.it è anche su Whatsapp. Clicca qui per unirti alla community ed essere sempre aggiornato.