È arrivata ieri su Netflix Ripley, straordinaria miniserie sceneggiata e diretta da Steven Zaillian, 30 anni fa premio Oscar per lo script di Schindler’s List, con un monumentale Andrew Scott protagonista. Tratta dal romanzo Il talento di mister Ripley di Patricia Highsmith, Ripley è quasi ipnotica nel suo sviluppo, nel suo magnifico bianco e nero, nell’eleganza registica e produttiva, e nell’interpretazione mastodontica e inquietante di un Andrew Scott in stato di grazia.
L’attore di Estranei interpreta il celebre Tom Ripley, truffatore che cerca di sopravvivere nella New York dei primi anni ’60. Tutto cambia quando viene assunto da un uomo benestante per recarsi in Italia e cercare di convincere il figlio girovago a tornare a casa. Accettando l’incarico Tom entra in una complessa realtà fatta di inganni, truffe e omicidi. Se nell’adattamento cinematografico di Anthony Minghella la ‘queerness’ del personaggio scritto da Highsmith era rimasta sottotraccia, nel Ripley di Zaillian emerge più esplicitamente, per quanto Tom non sia “gay”. A sottolinearlo fu la stessa Highsmith, secondo la quale Ripley “apprezza il bell’aspetto negli altri uomini“, ma non potrebbe essere gay perché sposato con una donna nei suoi ultimi libri. E non solo, perché “ce la fa a letto con sua moglie“. Pensieri e parole di una donna nata nel 1921.
“Una delle cose più belle della sessualità di Ripley“, ha precisato Scott a Queerty, “era che sentivo fortemente di non voler diagnosticare eccessivamente – in mancanza di una parola migliore – la sua sessualità, o anche la sua nazionalità, o la sua età, o la sua educazione“. Proprio come nel primo romanzo di Highsmith, la serie Netflix arriva in punta di piedi fino al limite della queerness del protagonista, anche se è un confine che diventa solo più sfocato man mano che ti avvicini. L’attrazione nei confronti del ricco erede Dickie Greenleaf (interpretato da Johnny Flynn) è palpabile, tanto da diventarne ossessionato.
“Il tuo primo lavoro come attore è quello di cercare di capire il personaggio e di non giudicarlo… per questo motivo, in un certo senso lo ami”, ha continuato Scott. “Per me la grande sfida in questo personaggio è stata quella accettare il fatto che ci sarà una parte di Tom che non conoscerò mai veramente, per quanto io lo voglia. Questo lo ha reso una sorta di luogo solitario in cui stare”.
L’adattamento di Zaillian è fedelissimo al libro di Patricia Highsmith, più interessata a collocare Tom Ripley nel contesto di un determinato luogo e tempo. E qui siamo nell’Italia degli anni ’60, tra Atrani, Roma, Palermo, Napoli e Venezia. In tal senso è vincente anche la scelta di casting di Eliot Sumner, artista non binario chiamatə ad interpretare Freddie Miles, ricco giovane che vive la propria omosessualità più liberamente.
Sfuggente sempre e comunque, il Ripley di Scott parrebbe quasi far leva sulla sua ‘diversità’ per trarne vantaggio. “Penso che utilizzi i pregiudizi dell’epoca a proprio vantaggio, perché gran parte dell’atmosfera di un tempo era codificata e riguardava i segreti e ciò che le persone dicono rispetto a ciò che potrebbero effettivamente provare“, ha precisato l’attore. Perché quando il suo Ripley si trova con le spalle al muro riesce a sfuggire grazie alla consapevolezza che certi confini nessuno li vuole davvero mai superare. Finché continua ad esistere nell’ombra, al di fuori dei confini di un rigido mondo eteronormativo, Ripley può uscirne indenne. Non a caso Tom rimane ammaliato da Caravaggio, dalla sua arte e dalla sua oscura vita.
“Il grande risultato di questa [storia,] penso, è che facciamo il tifo per qualcuno che moralmente non è necessariamente qualcuno per cui dovremmo fare il tifo”. “Vogliamo che il pubblico senta cosa vuol dire essere Tom Ripley, piuttosto che cosa voglia dire essere una vittima di Tom Ripley. E per questo motivo dobbiamo guardare a quelle parti di noi stessi che sono alla Tom Ripley”. “Non sto dicendo che siamo tutti assassini, ma c’è sicuramente qualcosa dentro di noi a cui non abbiamo accesso. E c’è un vuoto in cui dici: ‘Non capisco questo di me stesso“”, ha sottolineato Scott, convinto che sia inutile porci troppe domande su Tom Ripley. È gay, etero, fluido, un antieroe? “Rridurre il personaggio rispondendo a troppe di queste domande sarebbe crimine“, ha concluso l’attore britannico, ipnotico protagonista di una serie di rara bellezza.
Al fianco di Scott troviamo Dakota Fanning nei panni di Marge Sherwood. Johnny Flynn interpreta Dickie Greenleaf. Il cast include poi Eliot Sumner, Maurizio Lombardi, Margherita Buy, John Malkovich, Kenneth Lonergan e Ann Cusack.
Fonte: Queerty
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