Nel 1354, nasce a Roncaglia, villaggio padovano, Rolandina. La sua è un’identità indecifrabile, la catalogano come uomo, ma c’è molto altro che sfugge a qualunque definizione per essere il XIV secolo. Attenendosi ai canoni prestabiliti, sposa una giovane del paese con cui ammetterà di non aver mai avuto nessun rapporto. Con la pestilenza del 1348 la giovane muore, e Rolandina si sposta a Padova, per poi approdare tra i vicoli di Venezia.
Marco Salvador nel suo “Processo a Rolandina” ripercorre in pochissime pagine, attraverso documenti storici e testimonianze, la sua storia. Nel titolo, Salvador utilizza la parola “transgender” per poi chiarire lui stesso che non è un termine adeguato per definire Rolandina, che stando ai reperti ritrovati, può essere considerata la prima ermafrodita documentata dell’occidente cristiano. Nel testo si narra che ogni giorno Rolandina percorre la Ruga dei Spezieri e la Ruga degli Orsi, con un cesto pieno di uova da vendere per le strade: “Se poi si fosse fermato a osservarla meglio, sarebbe rimasto sorpreso dall’eleganza dei gesti e dalla musicalità della voce mentre, con un sorriso luminoso, offriva la sua merce e ne decantava la freschezza” scrive Salvador. All’imburnire, Rolandina si prostituisce tra i bordelli di San Matteo e del Castelletto. Rolandina sa che il suo corpo nella Venezia del XIV non trova spazio e collocazione, così avvolge i genitali in una fascia, e si immerge tra le altre prostitute, lavandosi insieme a loro presso i bagni pubblici di Rialto, senza attirare sguardi indiscreti. Non veneziana e costretta a presentarsi al capo contrada ogni Capodanno per chiedere il permesso di soggiorno, Rolandina sogna una piccola bottega tutta sua, in modo da ottenere la residenza definitiva.
La Venezia raccontata da Salvador non è quella di oggi, ma una città che fatica a riprendersi da una pestilenza che ha decimato metà della popolazione: “La pestilenza non l’aveva solo spopolata, l’aveva incupita, indurita, resa bigotta.” scrive l’autore. Nonostante fossero noti gli atti libertini e “immorali” tra le strade della Serenissima, chiunque praticava atti omosessuali – o come avrebbero detto all’epoca, sodomiti – veniva considerato un peccato mortale su pubblica piazza. Rolandina riuscì a destreggiarsi per ben sette anni, fin quando un suo cliente – un certo Giovanni Priuli, detto Ferro – va a confessarsi a Santa Maria Gloriosa e la denuncia alle autorità. I Signori di Notte – nobili rappresentanti dei sestieri veneziani, incaricati di vigilare e processare qualunque reato – indagheranno Rolandina fino a verificarne un’identità inconcepibile e incatalogabile per l’opinione pubblica. Le autorità assolvono i suoi clienti in quanto “inconsapevoli” della realtà dei fatti, e tutta la pena ricade su Rolandina, accusata di aver violato “le leggi di Dio, della Natura e della Serenissima Repubblica”. Il 20 Marzo 1354, al cospetto del doge Andrea Dandolo, i Signori di Notte la portano tra le Colonne di Marco e Todaro, e viene bruciata al rogo. Di Rolandina, Salvador riporta le parole: “La mia vita non è stata mai veramente felice. Salvo per pochi attimi. Attimi nei quali qualcuno mi ha cercato e amato per quello che sono realmente.”
Lo scorso 26 Aprile, in occasione per il LGBTQIA+ History Month Italia, si è tenuto al Teatro Fuoriposto di Mestre lo spettacolo R.R., dedicato alla vita di Rolandina Roncaglia, diretto e interpretato da Marco Duse.
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