Pierangelo Buttafuoco, dopo i rumor delle ultime settimane, è stato nominato da poche ore Presidente della Biennale di Venezia, una delle Fondazioni Culturali più importanti del paese e del mondo.
La Biennale, nata nel 1895, organizza ogni anno il celeberrimo Festival del Cinema, uno dei più prestigiosi al mondo, la Biennale D’Arte e quella di Architettura ad anni alterni, la Biennale Danza e quella del Teatro, ed è di fatto l’istituzione culturale più rappresentativa della città lagunare, nonchè biglietto da visita per la Cultura Italiana nel mondo.
Il presidente della Biennale viene nominato dal Ministro Della Cultura, in questo caso Sangiuliano, e gli esponenti della destra di governo hanno salutato la nomina di Buttafuoco come la sospirata fine di un tradizionale feudo della sinistra.
Buttafuoco è un noto giornalista, scrittore ed intellettuale siciliano organico alla destra Italiana: nipote di parlamentare MSI, dirigente del Fronte Della Gioventù, poi egli stesso in MSI, Alleanza Nazionale e Fratelli D’Italia; nel 2015, secondo alcune indiscrezioni, si sarebbe convertito all’Islam, che costituirebbe per lui una sorta di «ritorno» nell’autentica tradizione della spiritualità.
Sulle sue opinioni sui diritti LGBTIQ+ possiamo riportare una polemica di qualche anno fa, piuttosto indicativa.
Nel 2015, i manifesti del concerto di Mika a Firenze, vennero imbrattati con la scritta “fr*cio”, e in seguito alle manifestazioni di solidarietà e alle scuse della città, venne lanciata dal cantante stesso una campagna social di sensibilizzazione contro l’omofobia, con l’ hashtag #rompiamoilsilenzio.
Buttafuoco, ne scrisse su Il Fatto Quotidiano, snocciolando, sia pur nell’appariscente e compiaciuto stile letterario che lo contraddistingue, i soliti grevi luoghi comuni triti e ritriti contro il “politically correct”.
Riportiamo alcuni passaggi.
Ha avuto fatta la bua Mika – beniamino del grande pubblico, popstar di professione-gli hanno sfregiato la locandina del concerto di Firenze, qualcuno ha scritto la parola “frocio” e tutta la gente perbene, giustamente, s’ è sollevata in sua difesa.
Le anime candide dei social hanno potuto indignarsi, la soave Maria Elena Boschi ha postato l’ acquisto solidale del biglietto e il Corriere della Sera, offrendo la prima pagina alla commovente testimonianza dello stesso Mika, ha lanciato -da par suo-unacampagna di mobilitazione: #rompiamoilsilenzio.
Rompiamo il dogma, piuttosto. L’ omofilia obbligatoria è l’ assioma cui soggiace l’ umanità minuta del senso comune, è il tratto distintivo di un’ egemonia tutta sottoculturale fatta di obbedienze derivate dal riflesso automatico di non toccare l’ intoccabile pena l’ anatema.
Capita a tutti di sentirsi dare del cornuto, a maggior ragione se si è popolari; a tante belle figliole dello star-system capita di ritrovarsi scarabocchiato sulle locandine un groviglio di testicoli e cappella; capitò anche alla Monna Lisa una rivisitazione del sorriso con tanto di baffi e se si obietta che a sentirsi chiamare froci ci sono quelli che si ammazzano, onestà intellettuale impone di riconoscere che il mondo, ormai, è al contrario.
La vera ipocrisia è rivendicare un diritto abbondantemente ottenuto.
Non c’ è nessun silenzio da rompere, anzi, c’ è solo la solita musica dell’ ideologicamente corretto.
E su #rompiamoilsilenzio:
E finiamola con queste pezzenterie da consacrazione social. L’ Italia è proprio piccola e borghesuccia perché quel giornale, infine, pur avendo Paolo Isotta tra le sue firme si abbandona alla tetra operetta della buona coscienza.
In punto di vizio, perché solo il vizio ha da prevalere rispetto ai diritti, ha detto tutto Isotta. Storico della musica, genio totale, autore del meraviglioso La virtù dell’ Elefante (Marsilio editore), Isotta ha ben spiegato che la parola “gay” è peggio che una caricatura, “è un eufemismo picccolo-borghese da mezza calzetta”.
All’articolo risposero per le rime Franco Grillini e Giovanni Dall’Orto, ed oggi lo stesso Franco Grillini ha ricordato l’episodio su facebook.
Secondo il rapporto ILGA-Europe del 2023, l’Italia si classifica 34ª su 49 Paesi europei per quanto riguarda i diritti delle persone LGBT.
Foto cover: montaggio a cura della redazione. Immagine di Buttafuoco riadattata. Credit: Di Niccolò Caranti – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=39695811
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