Nel Festival dalle poche polemiche esplode improvvisamente il ‘caso Checco Zalone‘. Il comico sbarca all’Ariston con una ‘fiaba LGBTQ’ in cui narra la storia di un Re che vive un grande disagio a causa del figlio, incapace di trovare una dolce donzella per sè. L’anziano padre organizza un ballo con tutte le fanciulle del Paese e qui il principe trova l’amore di Oreste, prostituta brasiliana trasformata da Florenza, la fata di Cosenza, in donna transessuale. Che intona questa canzone sulle note di Almeno tu nell’Universo.
Ciao c’è gente strana, che vole a fragola e la banana.
Viene da me continuamente, poi dopo un po’ si pente, non è più cliente, ma poi torna d’accapo. Chiediglielo a Lapo.
Sai la gente colta, è la prima che si volta.
C’è un professao di storia greca, che la mattina spiega e la sera poi si piega e vole che gli dico in greco antico, io mo sarei un diverso. Che ipocrisia nell’universo.
Di me si sa, che io soi metà e metà si è vero ma tu sei un coglione intero.
E per questo pagherai di più.
Ed è qui che la fiaba di Zalone prende la strada della transfobia, con i social che si dividono tra chi apprezza il politicamente scorretto e chi definisce insostenibile e indifendibile l’ennesima cariolata di volgarità nei confronti di un’intera comunità.
Durissima Luce Visco, Presidente Arcigay Molise: “Accogliamo con delusione che quello che doveva essere il Festival dell’inclusione diventa luogo di ripercussione di stereotipi macchiettistici ormai superati e facenti parte di una modalitá di intrattenimento discriminatoria e superata“, scrive Visco. “Il teatrino andato in scena tra Amadeus e Checco Zalone descrive le persone trans in maniera anacronistica e fuorviante, e per questo è necessario chiedere scusa a tutte quelle persone offese da tale momento. Le persone trans, con tanto di accostamento alla prostituzione, non meritano di essere ancora etichettate in tal modo“.
“Perché parlare di trans sempre abbinandole alla prostituzione?“, ha twittato Vladimir Luxuria. “Va benissimo la critica all’ipocrisia dei falsi moralisti ma si può fare di meglio evitando le solite battute sugli attributi sessuali (rima con “azzo”) e il numero di scarpe (48). Meglio ridere che deridere“.
Su Instagram anche Francesco Cicconetti, aka Mehths, ha duramente criticato Zalone, parlando di battute da Sanremo 1992. “Siamo d’accordo che volesse paraculare l’italiano medio e ci abbiamo creduto tutt* inizialmente, il problema è che, se in alcuni punti si coglieva il suo prendere le distanze da certi atteggiamenti, in altri è caduto a piè pari negli stereotipi che credeva di star annientando“.
In testa al post, nella gallery ad hoc, l’intera storia IG di Cicconetti e altri tweet critici nei confronti di Zalone.
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