Nel cuore di Roma, accanto a Villa Borghese, nella parrocchia dei carmelitani scalzi dedicata alla loro Santa Teresa d’Avila, si organizzavano incontri con escort probabilmente ‘reclutati’ nella vicina Villa Borghese e fatti entrare dal portone di servizio, in via Aniene, accanto al quartier generale di Telecom Italia ed alla sede di Reuters Italia: è il Corriere della Sera ieri ed oggi ad aver messo in luce la vicenda, che dopo il coming out di Monsignor Charamsa nei giorni scorsi dà nuovamente vigore al dibattito su fede, omosessualità e celibato nella Chiesa Cattolica, mentre va avanti il Sinodo sulla famiglia.
GLI ARTICOLI DELL’INCHIESTA:
– Giro di escort gay nella Chiesa romana: parla uno dei gigolò
– Scandalo prostituzione gay a Roma: rimossi diversi prelati
– Scandalo escort nella chiesa romana: si allarga l’inchiesta
– I carmelitani scalzi? Mi davano 100 euro e si facevano frustare
– l’intervista all’ex compagno del superiore: la relazione era durata un anno
La vicenda sarebbe piano piano venuta fuori nel corso dell’estate, quando il Superiore generale dei carmelitani, padre Saverio Cannistrà, decise il trasferimento non solo di 4 padri della Curia, tra i quali quello sott’accusa, ma anche di tutti e 3 i sacerdoti della basilica: parroco (padre Angelo, in partenza per Trieste), viceparroco (padre Alessandro, molto apprezzato nel quartiere, destinato a Bruxelles) e ausiliario (padre Ferdinando). Come era ovvio, anziché zittire lo scandalo, un ripulisti così deciso e generalizzato lo ha amplificato fino ad indurre un centinaio di parrocchiani a scrivere una lettera a padre Cannistrà e, per conoscenza, a Papa Francesco, lettera che ieri il quotidiano milanese ha pubblicato.
La vicenda sarebbe, purtroppo, una delle tante che chi ha dimestichezza con ambienti religiosi ha già ascoltato più volte. Uno o più padri, coperti dal silenzio degli altri, avrebbero ricevuto giovani prostituti gay, pare reclutati dalla vicinissima Villa Borghese. E’ stato infatti uno degli escort coinvolti, frequentatore abituale di Villa Borghese, a confessare nella sua dichiarazione (allegando addirittura una fotocopia della sua carta d’identità) di aver avuto rapporti «continuativi» con un alto esponente della Curia generalizia dei carmelitani dal 2004 al 2007. Gli incontri sarebbero stati favoriti da diverse circostanze: l’uso dell’ingresso di via Aniene (al posto di quello sorvegliato in Corso d’Italia 38) per le «scappatelle» notturne, l’abuso di alcolici e l’assunzione preventiva di estratti di prickly poppy (argemone messicana), pianta conosciuta dagli aztechi come «nutrimento dei morti» e «apprezzata come eccitante», avrebbe chiarito il testimone.
Resta lo sconcerto per l’accaduto. Qualche settimana fa tra corso d’Italia e via Po sono stati affissi decine di volantini (subito strappati) che denunciavano «l’omertosa complicità» della «gerarchia ecclesiastica»: i promotori dell’iniziativa contestano in primis il fatto che, nel tentativo di mettere a tacere lo scandalo, si sia deciso di trasferire fuori Roma non solo il padre coinvolto ed eventuali correi, ma anche parroco, viceparroco e collaboratore di Santa Teresa. Il «repulisti» è stato vissuto come un’ingiustizia ai danni dei religiosi di grado più basso. E ieri, a conferma di quanto il tema sia sentito nel quartiere, è trapelato un dato: i bimbi iscritti al catechismo per la prima comunione sono scesi, per effetto dello scandalo affiorato un po’ alla volta da giugno, di ben due terzi, da 46 a 15.
GLI ARTICOLI DELL’INCHIESTA:
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