Qualcunə ha detto che il piano nazionale contro le discriminazioni LGBTI+ varato dal Governo Draghi è acqua fresca. “È fuffa” mi confida un influentissimo attivista di primo piano del movimento.
È doveroso ricordare che l’annuncio rilasciato dalla ministra della Famiglia e delle Pari Opportunità Elena Bonetti ieri a Repubblica arriva a quasi un anno dal suo precedente proclama. Bonetti ne aveva già parlato a fine 2021, dalla riva di quel fiume di amarezza che sgorgava dalla ferita dell’affossamento del Ddl Zan. Quando una banda di senatori trogloditi aveva addirittura applaudito al fallimento di un progetto di legge che si proponeva di proteggere dall’odio persone con disabilità, donne e persone LGBTIA+.
Il piano annunciato da Bonetti è rivolto in particolare alla comunità LGBTI di questo disgraziato paese. A detta della ministra, il piano “individua le priorità in sei ambiti: lavoro, sicurezza, salute, educazione e sport, cultura e media, monitoraggio e valutazione. E indica azioni sistemiche da sviluppare. Ad esempio diffondere una cultura del lavoro che si fondi su diversity e inclusion, favorendo pratiche a livello aziendale che migliorino le condizioni lavorative. Promuovere il diversity management non solo nelle grandi aziende ma nelle realtà più piccole e anche nella Pa. Contrastare le discriminazioni dei giovani a scuola. Proteggere la salute, anche psicologica, accompagnando le persone transessuali nella fase della transizione, promuovere anche buone pratiche per le strutture penitenziarie. Per la prima volta, inoltre, ci sarà un’indagine statistica che individui le discriminazioni”.
Il piano del Governo Draghi è triennale e sarà approvato nei prossimi giorni. È certamente in ritardo rispetto a una legislatura che ha le ore contate ed è doveroso sottolineare che questo piano è in scandaloso ritardo rispetto agli assetti di protezione LGBTI di quasi tutti i paesi UE. Non solo: questo piano assume a tratti il significato della pacca sulla spalla della comunità LGBTI+ che di fatto si trova ancora oggi senza matrimonio egualitario, senza legge di protezione dall’odio omobitransfobico e con una vergognosa e umiliante legge per la transizione di genere.
Tuttavia non si può negare che il piano LGBTI del Governo Draghi assume anche un significato di sfida politica alla legislatura entrante. Il nascituro Governo Meloni – ammesso e non concesso che la leader di FdI riuscirà a formarlo – erediterà il piano LGBTI del Governo Draghi e dovrà attuarlo.
Ci manteniamo per ora fiduciosi che Meloni e il suo Governo recepiscano le indicazioni del Governo Draghi non solo su bollette, alleanze militari e miliardi del PNRR. I diritti civili sono il cuore politico dell’Unione Europea. Confidiamo che Meloni e il suo Governo non vogliano trasformare l’Italia in una nuova Ungheria.
“Sarà responsabilità del prossimo esecutivo rispettarla o meno. Avranno la responsabilità di essere all’altezza di un governo che ha impresso una svolta storica sul fronte della parità” ha detto la ministra Bonetti.
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Che fregna moscia sto draghi, mi lo osannate pure? Ha fatto solo gli interessi dei pochi e dei forti, non mi sento di difendere la Meloni, ma peggio di Draghi difficile che lo sia, chi vivrà vedrà......