A un mese dal chiacchierato Gran Premio di Ungheria, che lo vide scendere in pista con una maglia e una mascherina rainbow per protestare ufficialmente contro l’omotransfobica legge contro “la propaganda gay” voluta da Victor Orban, Sebastian Vettel ha rivendicato quanto fatto. Dicendosi orgoglioso del proprio gesto.
Il quattro volte campione del mondo di Formula 1, che arrivò secondo in quel Gran Premio per poi essere squalificato causa irregolarità con la benzina, ne ha parlato nel corso del podcast LGBT Sport della BBC. Vettel ha ribadito che era a conoscenza della discussa legge ungherese, tanto da riconoscere l’opportunità data da un simile palcoscenico.
L’idea, ha ricordato Sebastian, è nata pensando al momento pre-gara in cui i piloti possono “diffondere determinati messaggi, e ho pensato che fosse una buona opportunità per inviare un piccolo segnale“.
La frase sulla sua maglietta, “Same Love“, faceva invece riferimento a una canzone di Macklemore, che Vettel ha ritenuto rilevante per inviare uno specifico messaggio. “Non importa il colore della tua pelle, non importa il tuo background, non importa da dove vieni, non importa di chi ti innamori. Alla fine, vuoi solo parità di trattamento per tutti”.
Quanto fatto da Vettel (e Hamilton) in quel Gran Premio ha fatto il giro del mondo, con il responsabile delle comunicazioni Aston Martin, Matt Bishop, gay dichiarato, che ha voluto pubblicamente ringraziarlo: “Le persone LGBTQ+ in Formula 1 sono ancora una rarità. Quindi, avere qualcuno come Seb, che è un uomo etero che capisce perfettamente che si dovrebbe essere in grado di vivere e lasciar vivere, e amare e fare l’amore con chi si vuole, è molto incoraggiante. È ciò che chiamiamo alleanza e, come ho detto a Sebastian, ha significato molto per me”.
Vettel è stato invece aspramente criticato dal ministro della Giustizia ungherese, Judit Varga, secondo cui i piloti dovrebbero “attenersi alla guida”.
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