Sem&Stèn: “L’inclusione arriva quando non si calcolano le quote LGBT” – Intervista

Il duo electro-pop Sem&Stènn è tornato con un nuovo EP, “Eroi”: l’intervista a Gay.it

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Eroi” è il titolo del nuovo EP del duo electro-pop Sem&Stènn che, dopo i singoli “Bromance” e “Self Control”, tornano con un album totale in cui i due artisti si sono messi a nudo, raccontando le loro vite negli ultimi due anni.

Dopo la partecipazione a X Factor nel 2017, Sem&Stènn – all’anagrafe Salvatore Puglisi e Stefano Ramero – sono diventati delle icone per la comunità LGBTQIA+. Quando hanno esordito nel 2016, raccontano a Gay.it, non c’erano artisti italiani out come loro, ventenni in una felice relazione. Le cose si stanno muovendo, dicono, ma c’è ancora tanto lavoro da fare.

L’EP “Eroi”, scritto durante il lockdown dietro una spinta creativa che li ha riportati agli esordi e all’amore per scrivere musica, è stato però anche il pretesto per fare una chiacchierata con loro sui temi cari alla comunità LGBTQIA+, tra inclusione, lotta alla discriminazione e le polemiche su un Sanremo mai così fluido e queer.

Sem&Stènn intervista Gay.it
Sem&Stènn presentano il nuovo EP “Eroi”

Ci raccontate questo nuovo disco?

Stenn: Abbiamo cominciato a scriverlo in fase di lockdown, in quel periodo non avevamo, per ovvi motivi, possibilità di esibirci e fare concerti e questa cosa ci ha spinti, dopo pochissimo tempo, a rimetterci a scrivere e pensare a un nuovo capitolo. Però l’abbiamo fatto con, diciamo, dei tempi molto naturali, senza sentirci delle pressioni particolari addosso. Volevamo un po’ ritrovare l’entusiasmo degli esordi, una delle prime cose che fai e che fai con naturalezza, senza dare ascolto a logiche o a pressioni di altro tipo. Quindi piano piano abbiamo cominciato a scriverlo.

A che punto vedete la rappresentazione queer nell’industria musicale?

Sem: Diciamo che quando abbiamo iniziato non c’ era proprio niente. Quindi era davvero strano perché, insomma, era comunque il 2016, quindi era veramente strano sentirsi da soli in tutto il panorama musicale. E nel frattempo qualcosa è nato, forse grazie anche al fatto di aver aperto un po’ le strade. Perché prima la rappresentazione queer in tv e nella musica era sempre molto artistica ma un po’ grottesca, no?

Stenn: Quando ci siamo esposti noi, ovviamente con naturalezza perché arrivavamo da una bolla felice – che era Milano – come una coppia di ragazzi ventenni che stanno insieme, abbiamo percepito che dava quasi più fastidio perché non era quella rappresentazione grottesca. E in tv è ancora predominante quel tipo. Nelle scene invece musicali underground, qualche realtà in più che rappresenta l’essere queer c’è e noi oggi ci sentiamo parte di quella scena. Fortunatamente nel frattempo c’ è qualcosa che si è mosso il giocatore che finalmente rappresenta community.

All’interno dell’industria ci sono ancora due pesi e due misure, gli artisti queer “out” vengono trattati diversamente?

Stenn: È come se tu dovessi riempire degli spazi, adesso la rappresentazione è un contenitore all’interno del quale tu devi stare. Succede spesso nei festival. Ci è capitato, ad esempio quest’estate, che un festival ci dicesse di no perché avevano già un artista queer. Quindi è una quota, no? È molto piccola. Prima non c’era la quota, adesso è più un là e un giorno forse non ci sarà più e sarà una cosa molto più libera, senza appunto una scatola dove devi essere inserito. Ci stiamo lavorando.

Sem&Stènn intervista Gay.it
Sem&Stènn: l’intervista a Gay.it

Cosa ne pensate delle polemiche che nelle ultime settimane sono state mosse alla Rai e al Festival di Sanremo per aver portato sulla tv nazional-popolare queerness e fluidità delle nuove generazioni?

Stenn: Beh, quando arriveremo a Sanremo veramente avranno da lamentarsi, gli daremo di cui lamentarsi, ma si commentano un po’ da soli.

Sem: Siamo in questa fase, in questo periodo, sono anni di transizione perché in qualche modo la storia sta andando in una direzione diversa ed è sempre così. Prima o poi il flusso del tempo ci darà ragione e per cultura le nuove generazioni sono molto fluide, quindi non ci saranno problemi tra vent’anni e noi cercheremo di essere ancora freschi. Sono comunque polemiche che non rappresentano realmente quello che sta succedendo nella società.

Quindi la situazione sociale non sempre è rispecchiata da quella che è la situazione politica?

Sem & Stenn: No, in questo caso assolutamente no.

Parlando di politica, come avete vissuto l’elezione del nuovo governo Meloni?

Stenn: Malissimo, come tutti.

Sem: Abbiamo veramente pensato di espatriare, ma non come modo di dire, veramente. Perché noi veramente sognavamo di avere una famiglia con dei bambini e di poterli crescere in un ambiente protetto. Ovviamente le ultime elezioni ci hanno fatto riflettere tanto. Si cerca di vedere sempre un orizzonte sereno. Si rischia un po’ in questa situazione quindi adesso è il momento della resistenza, è un po’ come nella vita: c’ è sempre quella frase difficile pero’ siamo certi che il tempo cambierà le cose e ci darà ragione.

Sem&Stènn intervista Gay.it
Sem&Stènn tra quote LGBT, inclusione e fluidità in tv

Cosa significa per voi la parola “inclusione”?

Sem: L’inclusione vera e propria arriva solo quando non stai lì a calcolare troppo le quote. Adesso appunto siamo in una fase di passaggio e si arriverà a un punto di inclusione in cui non servirà mettere dei recinti alle minoranze, senza troppi ragionamenti sul genere, avere le stesse possibilità, indipendentemente dalla tua natura. Da dove vieni, che cosa fai e dove vuoi andare? Semplicemente questo.

Parliamo tanto di combattere le discriminazioni di ogni tipo, qual è la strada secondo voi? È sufficiente l’educazione o serve anche altro?

Stenn: Diciamo che la lotta alla discriminazione parte sempre. Il problema è che non c’ è sufficiente. Non c’è sufficiente educazione nelle scuole riguardo a un certo tipo di discriminazione, soprattutto quello che subiscono appunto le persone che fanno parte della comunità LGBT. Lo dico anche in prima persona, perché è vero che rispetto a quando ero a scuola qualcosa è cambiato, però io non ho avuto gli strumenti culturali e nemmeno in penso i miei compagni di classe avevano in quel momento la possibilità di maturare degli strumenti culturali per poter riconoscere la discriminazione e di conseguenza non praticarla poi sugli altri. Quindi quello è il punto di partenza fondamentale.

Un messaggio che vorreste mandare ai giovanissimi queer che stanno scoprendo la loro identita?

Stenn: Beh, adesso metto è tutto molto più accessibile, ma si possono trovare delle figure di riferimento con cui aprirsi. Confrontarsi è comunque una grande mano per aiutarsi a scoprirsi veramente è una cosa che a noi è mancata tantissimo, perché solo ora stiamo imparando cos’è veramente. Questo perché nessuno ce l’ha mai spiegato. Adesso tutto è molto accessibile: chiedete, appoggiatevi a qualcuno, è pieno di attivisti. In realtà adesso è successo anche a noi di ricevere messaggi da giovanissimi che stanno scoprendo la loro identità. È stato molto bello, ci siamo sentiti realizzati per aver dato una mano a qualcuno.

Sem: Secondo me il consiglio più grande è mai pensare che la soluzione sia l’omologazione o pensare di doversi trattenere per andare bene alla società o al contesto in cui si vive. È un errore che ho fatto io in passato, quindi vorrei che non lo facessero. Io poi sono molto radicale: se qualcuno chiude delle porte, spalancane tu altre.

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