Il Giappone è l’unico Paese del G7 a non riconoscere ancora il matrimonio egualitario. Le cose, però, potrebbero presto cambiare. Anzi, cambieranno a partire da aprile 2022, quando Tokyo riconoscerà legalmente le unioni civili, diventando la città più grande della nazione a farlo. Yuriko Koike, il governatore della città, ha dichiarato che la decisione è stata presa dopo la Tokyo Metropolitan Assembly, durante la quale si è arrivati a stabilire all’unanimità che il provvedimento era da tempo dovuto.
«In risposta ai desideri dei residenti di Tokyo e di coloro che sono interessati alla questione, elaboreremo un principio di base per riconoscere le coppi dello stesso sesso quest’anno fiscale»
Negli ultimi anni il governo giapponese ha subito diverse pressioni sia da parte della popolazione che da parte degli altri partecipanti al G7 anche se, nonostante tutto, sono ancora più di 100 le autorità locali che non riconoscono pienamente i diritti delle coppie gay. Diritti che vanno dai cognomi uniti ai contratti degli affitti. La popolazione sembra però non essere della stessa opinione, visto che in un recente sondaggio dell’emittente NHK, il 57% sarebbe favorevole all’approvazione del matrimonio egualitario.
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Passo storico e celebrazioni, ma non tutti sono pronti ad abbassare la guardia. Lo ha sottolineato bene il gruppo Marriage for All Japan, che su Twitter ha espresso risentimenti circa la natura del provvedimento. Non è ancora chiaro, infatti, se le unioni civili avranno la stessa validità e gli stessi diritti del matrimonio tradizionale o se, come in altri Stati tra cui l’Italia, saranno soggetti a una legislazione a parte. «Tuttavia, il sistema di associazione non ha lo stesso effetto legale del matrimonio. Il governo dovrebbe affrettarsi e legalizzare il matrimonio a livello nazionale!», si legge sulla pagina social degli attivisti.
Il Partito Liberale Democratico ha storicamente al suo interno una parte di conservatori che hanno espresso più volte posizioni omofobe. Le loro posizioni hanno rallentato notevolmente il raggiungimento di una legge sul matrimonio egualitario, come di altre questioni riguardanti la comunità LGBTQIA+. Le loro posizioni si basano principalmente sulla Costituzione che, rimasta immutata dal 1947 ad oggi (l’unica al mondo), afferma come “il matrimonio è solo con il consenso reciproco di entrambi i sessi”.
Questa posizione potrebbe però avere vita breve. La sentenza della Corte Costituzionale risalente a marzo 2021, chiamata in appello ad esprimersi sul matrimonio egualitario, ha dichiarato il divieto di matrimonio per coppie dello stesso incostituzionale. Se, infatti, l’articolo 24 definisce il matrimonio come l’unione tra i due sessi, i giudici hanno riconosciuto che questo viola l’articolo 14, che invece vieta severamente qualsiasi tipo di discriminazione fatta in base alla razza, credo, sesso, stato sociale o famiglia d’origine.
Un braccio di ferro che, almeno per il momento, sembra pendere a favore della comunità LGBTQIA+. Masa Yanagisawa, membro di Marriage for All Japan, ha dichiarato a riguardo: «Alcuni conservatori hanno espresso la preoccupazione che, anche se queste unioni sono solo pezzi simbolici di carta, potrebbero minare le tradizioni giapponesi o il sistema familiare tradizionale giapponese. Speriamo che questa sia un’occasione per dimostrare il contrario».
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