Rimandato gennaio 2015 perché i troppi emendamenti presentati (1500) avrebbero richiesto un tempo troppo lungo per la disamina e questo ha spinto il presidente della provincia di Trento Ugo Rossi a rinviare la discussione per dare priorità a questioni più urgenti, tra cui le imminenti scadenze della riforma istituzionale e la manovra di bilancio. Il rinvio è stato votato dalla maggioranza con il voto contrario del consigliere del Pd Mattia Civico (promotore del testo, insieme ad Arcigay e Arcilesbica) e l’astensione di Filippo Degasperi (M5S).
E’ il risultato ottenuto dalle opposizioni per contrastare l’approvazione del decreto contro l’omofobia in discussione nel consiglio della provincia autonoma. Opposizione, va detto, supportata nella sua azione di ostruzionismo dalla chiesa locale e da associazioni come Pro Vita che adesso parlano di “vittoria”
Niente legge che contrasti le discriminazioni, dunque, almeno per il momento. Un risultato giunto dopo settimane in cui le opposizioni hanno continuato a proporre emendamenti e ordini del giorno per contrastare l’attuazione di norme e politiche che equiparassero “la famiglia intesa quale unione tra uomo e donna aperta alla vita a diversi rapporti affettivi o forme di convivenza” e per impedire l’avvio di campagne contro l’omofobia da introdurre nelle scuole trentine (con “programmi di educazione alla sessualità e affettività rivolti agli studenti, includendovi informazioni sulle tecniche contraccettive”), oltre che di un linguaggio rispettoso delle differenze, quale “co-genitore”, “identità di genere” (come “identificazione primaria di ogni persona come maschio o femmina o altro, indipendentemente dall’attribuzione del sesso biologico”).
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