A pochi giorni dalla notizia che l’Italia organizzerà gli europei di calcio insieme alla Turchia nel 2032, e a seguito dell’ennesimo attacco omobitransfobico del rieletto presidente Recep Tayyip Erdoğan, un sondaggio condotto da KAOS GL ha certificato l’odio omobitransfobico che sta sempre più segnando il quotidiano della comunità LGBTQIA+ turca.
Uno studio ha infatti scoperto che il 90% della popolazione LGBTQIA+ turca subisce violenza digitale, che in genere inizia con insulti e imprecazioni per poi intensificarsi rapidamente fino a diventare stalking, ricatto, molestie, minacce, doxing e campagne di odio.
I ricercatori, che hanno intervistato 305 persone e condotto altre dieci interviste approfondite, hanno scoperto che è particolarmente comune che la violenza digitale si sposti da un ambiente virtuale a uno fisico. Mentre la maggior parte degli autori di violenza digitale rimangono anonimi, coloro di cui si conosce l’identità sono quasi sempre membri della cerchia sociale della vittima, come un esponente della famiglia, un amico o un partner.
In altri casi, l’autore del reato è stato classificato come un partito politico, un politico, un giornalista, un accademico o un’organizzazione specifica. Eccessivi atti di incitamento all’odio manifestati online, precisa lo studio, hanno un impatto diretto sulla salute mentale delle persone LGBTQIA+. Oltre a suscitare sentimenti di rabbia, infelicità e insicurezza, i livelli estremi di violenza digitale anti-LGBTQ+ hanno costretto molte vittime a rinunciare alla propria libertà di espressione, chiudendosi a riccio, tacendo il proprio reale io.
Sondaggio che arriva dopo l’ennesimo attacco di Recep Tayyip Erdogan, che ha affermato di “non riconoscere la comunità LGBT”, definendola “un veleno”, una “degenerazione, una calamità che minaccia la sopravvivenza della nostra società”.
All’inizio di quest’estate, oltre 100 persone sono state arrestate dalla polizia per aver preso parte all’Istanbul Pride, manifestazione ufficialmente vietata per il nono anno consecutivo. Nonostante il divieto, centinaia di persone sono scese in piazza, andando incontro all’arresto.
Il mese scorso proprio KAOS GL ha prodotto uno spot contro l’omobitransfobia, girato all’interno della metro di Istanbul, andando incontro a minacce di morte, tanto da doverlo ritirare. IGLA-Europe ha classificato la Turchia tra le nazioni meno LGBTQ+ friendly del vecchio continente nella sua Rainbow Map and Index, con un misero 4%, 48esimo Paese su 49 davanti solo all’Azerbaigian.
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