Lino Banfi confessa: «Io e Manfredi avevamo un po’ di paura. Sa… il tema dell’omosessualità e dell’intolleranza poteva sembrare un po’… arduo per la prima serata della domenica di RaiUno. E invece abbiamo dimostrato come si può trattare con successo anche un tema delicato».
«Un difetto di famiglia», la fiction con Banfi e Manfredi, fratelli separati dal pregiudizio, che si incontrano dopo 40 anni e conquistano l’amore (fraterno) perduto, ha conquistato 7.648.000 spettatori con lo share, molto alto, del 34.10 per cento.
«Certo, l’omosessualità di uno dei due fratelli – spiega Alberto Simone, regista e autore del soggetto e della sceneggiatura – è uno dei temi della storia. Ma soltanto uno! ”Un difetto di famiglia” è una storia d’amore tra due fratelli, un invito a riflettere sull’intolleranza e sul suo opposto, la comprensione tra gli uomini. È un messaggio positivo che ho voluto scrivere proprio per la televisione invece che per il cinema. Il fatto che tanta gente l’abbia visto mi conforta: questo, per me, è servizio pubblico, aiutare la gente a riflettere e a migliorare senza annoiarla».
Max Gusberti, vicedirettore di Rai Fiction, sgombra anche il campo da possibili sospetti: «”Un difetto di famiglia” non è stata rinviata di una settimana con intenti censori. Assolutamento no! È che l’altra domenica è andato in onda il ”Porta a porta ” speciale sui Mondiali di calcio. Tutto qui». E aggiunge: «Il successo della fiction dimostra che l’Italia di oggi non è più quella che emarginò il povero Umberto Bindi. Ma, oltre l’omosessualità, questo è anche un film sulla possibilità che ha l’uomo di trasformare completamente la propria vita, come accade a Banfi, che prima rinnega il ftratello gay, poi lo accetta e lo difende». Il successo di questa «commedia sentimentle», per Gusberti, «è anche dovuto alla leggerezza con cui sono stati trattati argomenti delicati».
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