Non bastava l’ordine di indagare le famiglie degli adolescenti transgender e i medici che li assistono in Texas o la legge “Don’t Say Gay” in Florida: anche il Montana si è aggiunto alla lista degli Stati governati da repubblicani che hanno deciso di limitare – se non abolire – i diritti della comunità LGBTQ+. Nel caso specifico, i diritti della comunità trans*.
È di pochi giorni fa, infatti, la notizia che i funzionari sanitari dello Stato hanno promosso e adottato una modifica a una precedente legge, firmata lo scorso anno dal governatore repubblicano Greg Gianforte. Le nuove disposizioni, di fatto, vietano alle persone trans* di cambiare legalmente il proprio genere sui documenti ufficiali, cancellando così di fatto la libertà di coloro che non si identificano con il sesso assegnato alla nascita.
Non è la prima volta che il Montana scatena polemiche tra i gruppi di difesa anti-LGBT. La precedente legge approvata da Gianforte, infatti, prevedeva che le persone transgender potessero cambiare il genere sui documenti solo presentando prove di un’avvenuta procedura chirurgica. In caso contrario – quindi nel caso di persone che non si erano sottoposte a interventi di riassegnazione del sesso ma avevano solo seguito delle terapie ormonali –, non era possibile modificare il proprio certificato di nascita.
Ma Gianforte è stato anche il fautore di altre leggi contro la comunità LGBTQ+. Sono opera sua, infatti, quelle che vietano agli atleti trans* di gareggiare nelle competizioni sportive e che giustificano gli attacchi alle persone queer se questi si basano su motivi e credenze religiose.
Fortunatamente, lo scorso aprile un giudice ha avuto il buon senso di mettere un freno alla legge sui certificati di nascita, chiedendo studi e ricerche più approfondite sulla questione pur di frenarne l’attuazione. La cosa, a quanto pare, non è però bastata a fermare i legislatori che evidentemente vogliono cancellare del tutto l’identità delle persone trans*. I cambiamenti apportati, infatti, sono stati studiati appositamente affinché modificare il certificato di nascita cambiando il genere sia in tutto e per tutto impossibile.
«[…] a causa di un errore di uno scrivente o di un errore di immissione dei dati»: sono queste le uniche motivazioni che d’ora in poi verranno accettate qualora dovesse pervenire una richiesta di modifica del genere. La definizione potrebbe sembrare vaga ma, fortunatamente, la nuova legge che è entrata in vigore a partire dal 10 settembre, è accompagnata da un testo che non solo scende ancora più nel dettaglio, ma fa anche inorridire e rabbrividire.
Il sesso dei documenti, così si legge, può essere modificato se «è stato erroneamente identificato sul certificato originale e il dipartimento riceve una dichiarazione giurata di correzione e documenti giustificativi». I documenti giustificativi a cui si fa riferimento sono nientemeno che i risultati di test cromosomici, molecolari, test del DNA e genetici. Quello del Montana è un attacco alla comunità trans* con pochi precedenti e, anche se l’ondata di leggi anti-LGBT messe in atto negli Stati Uniti negli ultimi tempi ci hanno ormai abituatə a non stupirci più di tanto, stentiamo comunque a credere alle nostre orecchie.
Probabilmente, se i repubblicani sospettassero che gli alieni si nascondano tra noi richiederebbero molte meno prove di quante non vengono ora pretese dalle persone transgender. Il che la dice lunga su dove si trovino le loro priorità. Le notizie che giungono dagli Stati più conservatori continuano a preoccupare e, davvero ora più che mai, possiamo aspettarci di tutto nei prossimi mesi, con le elezioni di metà mandato, previste per l’8 novembre, che si avvicinano sempre più.
Photo by Ehimetalor Akhere Unuabona on Unsplash
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