Il generale Vannacci destituito: “Non faccio nessun passo indietro, rivendico quello che ho scritto”

Vannacci assumerà un ruolo di minore rilievo, e verrà sostituito dal generale Massimo Panizzi.

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Ingiurie omofobe, retoriche sessiste e manifestazioni di xenofobia: queste sono solo alcune delle accuse mosse nei confronti del libro scritto dal generale Roberto Vannacci.

In un’epoca in cui tali espressioni sono considerate non solo inaccettabili, ma profondamente dannose, è stato inevitabile che avessero delle conseguenze per Vannacci, che è stato destituito dalla sua posizione tramite un provvedimento dello Stato Maggiore dell’Esercito Italiano.

E forse un epilogo di questo tipo era prevedibile: nel 2023 e la società si aspetta una maggiore responsabilità e consapevolezza da parte delle figure pubbliche.

«Quando scrivevo questo libro sapevo che avrebbe dato da discutere ma sicuramente non mi aspettavo questo polverone — ha risposto Vannacci in un’intervista a Diario del Giorno su Rete4 —. Non replicherò a decisioni che arrivano da una catena gerarchica. Lo farò nelle sedi opportune. Sono libero di odiare stupratori e pedofili, non è istigare a violenza. Non faccio nessun passo indietro, rivendico quello che ho scritto. Il mio libro non è volgare né offensivo».

A prendere il posto di Vannacci sarà il generale Massimo Panizzi, noto per essere stato portavoce dell’ammiraglio Giampaolo Di Paola, ex ministro della difesa. La transizione, considerate le circostanze, avverrà senza cerimonie ufficiali. E mentre Vannacci non verrà formalmente “licenziato”, il suo nuovo ruolo sarà sicuramente meno prominente di prima.

La reazione del Ministro della Difesa, Guido Crosetto, è stata calcolata. Ha sottolineato l’importanza di aderire a principi e regole, evitando di prendere posizione sul contenuto del libro di Vannacci.

In un mondo che si divide tra chi vorrebbe buttare il Generale all’inferno e chi vorrebbe farne un martire, chi serve il paese guidando pro tempore un’istituzione come la Difesa deve solo limitarsi a mantenere distacco ed applicare le regole e le norme. Nulla più, nulla di meno“.

A intervenire sulla vicenda anche l’onorevole Alessandro Zan.  

[Crosetto] deve porsi il problema del perché un generale dell’esercito si sia sentito legittimato a pubblicare un saggio dai contenuti apertamente eversivi e incostituzionali. È un suo dovere“.

Ma, come spesso accade in situazioni controverse, ci sono sostenitori da entrambe le parti. Quella fazione d’esercito che scrive “molti nemici, molto onore” sui social vede Vannacci come un martire della libertà di espressione e altri, come l’ex colonnello Fabio Filomeni, lo elogiano per aver avuto il coraggio di esporre “verità scomode”.

Quando un militare scrive una verità scomoda viene subito attaccato dai cani da guardia del pensiero unico. L’ho provato personalmente e adesso è la volta di un mio caro commilitone e comandante di guerrieri. Vuol dire semplicemente una cosa: che si è colpito nel segno. Avanti così Vannacci, e come dicevano i nostri gloriosi predecessori, gli Arditi, dei quali abbiamo ereditato stemmi, mostrine e soprattutto lo spirito, gridiamo forte ‘me ne frego’“.

Ma è cruciale sottolineare che queste opinioni rappresentano una minoranza. La popolazione italiana, come molte altre nel mondo, sta attraversando un periodo di riflessione e rinnovamento dei suoi valori. Il divario tra le istituzioni e i cittadini in questo senso si allarga sempre di più, mentre la tolleranza e l’inclusività diventano centrali.

E, alla fine, la lezione principale da trarre da questo episodio potrebbe essere proprio questa: indipendentemente dallo status o dalla posizione che uno detiene nella società, esiste un codice di comportamento etico e morale che tutti sono tenuti a rispettare.

Discriminare o esprimere odio nei confronti degli altri non è solo politicamente scorretto; è estremamente pericoloso. E coloro che scelgono di farlo devono essere preparati ad affrontare le conseguenze delle loro azioni.

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