Le dichiarazioni rilasciata da Ignazio La Russa a Belve su un ipotetico figlio gay continuano a fare rumore, con il nostro direttore che ha inviato una lettera al Presidente Mattarella e le associazioni LGBTQI+ sul piede di guerra al cospetto di un presidente del Senato, 2a più alta carica dello Stato, che ha paragonato un immaginario coming out in famiglia alla ‘scelta’ della fede calcistica.
Eppure non tutti hanno puntato il dito contro La Russa. Vladimir Luxuria, intercettata da AdnKronos, ha infatti difeso il co-fondatore di Fratelli d’Italia.
“La Russa omofobo? Assolutamente no, io ho avuto modo di conoscerlo e non mi è sembrata assolutamente una persona omofoba o trans omofoba“, ha sottolineato l’ex deputata di Rifondazione Comunista, per poi proseguire.
“Quella era una domanda intima, forse Ignazio avrebbe dovuto specificare che il suo sarebbe stato un dispiacere momentaneo, che questo dispiacere deve essere elaborato e trasformato nel piacere di avere un figlio sincero. Forse poteva argomentare meglio le sue affermazioni invece di banalizzarle, facendo il paragone con la propria fede calcistica ma non voglio strumentalizzare politicamente le sue affermazioni perché non è che un genitore che vota il Pd avrebbe avuto per forza una reazione diversa“.
L’ex vincitrice dell’Isola dei Famosi, attuale direttrice artistica del Lovers di Torino, ha sottolineato come un padre non sia “una fotocopiatrice che deve soddisfare il desiderio narcisistico di avere i figli identici a se’. Un genitore deve amare il proprio figlio così com’è e si deve mettere in testa che anche i figli devono accettare alcune particolarità dei propri padri. Si possono avere diverse diversi orientamenti sessuali tra padre e figli, diverse fedi politiche, religiose e persino calcistiche. Mio nonno paterno aveva anche lui un busto di Mussolini ma io non ho mai pensato di tenermelo perché se io non condivido Mussolini non mi tengo il suo busto. Ignazio ha fatto una scelta diversa e penso che anche suo figlio avrà accettato questa decisione del padre. Il più grande dispiacere – ha proseguito Luxuria – è nascondersi e pensare di procurare dispiacere. Anche mio padre non ha stappato una bottiglia di champagne quando ha saputo del mio orientamento sessuale – ha concluso Vladimir – ma poi ha elaborato questo dispiacere e ora il mio più grande difensore. Il dispiacere deve essere elaborato dal padre, altrimenti peserà sul figlio facendolo sentire complessato“.
Travolto dalle polemiche, Ignazio La Russa, nel pomeriggio di ieri, ha così provato a ‘difendere’ le proprie parole.
“Leggo di tante critiche che vengono da chi non ha neanche visto il programma, visto che va in onda stasera, senza capire il contesto. A una domanda specifica ho risposto che avere un figlio gay sarebbe un piccolo dispiacere, ma non un problema. Poi mi è capitato sul serio: uno dei miei figli andava allo stadio a vedere il Milan, e per me è stato un piccolo dispiacere, nulla di più“.
“Anni di lotte sociali e politiche, di promozione della cultura dell’accettazione, di lavoro con le associazioni di genitori, vengono completamente ignorate da La Russa con una leggerezza che ci fa rabbrividire”, ha tuonato invece Mario Colamarino, presidente del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli. “Parole del genere pronunciate in contesti reali provocano abusi, discriminazione, tragedie famigliari, violenza, situazioni di disagio e traumi. Anche chi ha sempre osteggiato duramente la comunità LGBTQIA+ deve iniziare a rendersene conto: è una responsabilità politica e sociale che non può essere ignorata da La Russa, che dovrà rispondere pubblicamente di quanto detto”.
“Solo lo scorso novembre, il presidente La Russa inviava al congresso di Arcigay un inatteso messaggio di saluto in cui si dichiarava “sempre in prima linea” nella difesa dei diritti. Oggi scopriamo che dietro quel singolare fervore, c’era la compassione di saperci, noi omosessuali, diversi da lui, un eterosessuale”, ha aggiunto Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay. “Certo la compassione non è uno schiaffo e a volte anima buone azioni. Spesso però anche quelle, nei fatti, cattive. E soprattutto la compassione, e quel “dispiacere” che ne è l’origine, sono sentimenti tossici che vediamo di frequente e che producono molta infelicità: non vogliamo criminalizzarli ma nemmeno legittimarli, perché hanno conseguenze e impatti spesso drammatici. Gli omosessuali, e le persone lgbtqi+ tutte, soffrono quella compassione: da mezzo secolo rispondiamo alla compassione, al disprezzo, al paternalismo, all’odio portando nelle strade il nostro orgoglio. Perché noi abbiamo l’orgoglio di quello che siamo, non per vanità ma per necessità: è una questione di diritto alla felicità. Ci sono luoghi in cui i genitori possono imparare a non vergognarsi e a non dispiacersi dei propri figli, facendosi aiutare da altri genitori, o medici e professionisti. Il prerequisito è capire che quel dispiacere è un errore, la zavorra di una tara culturale. E questo è un prerequisito urgentissimo se parliamo di una persona che ricopre la seconda carica dello Stato. Proprio ieri Ilga ha diffuso il report annuale sulla condizione delle persone lgbti in Europa e in Asia: il 2022 è stato indicato come l’anno peggiore degli ultimi dieci, caratterizzato da un’impennata della violenza e del discorso d’odio, specie in ambiente politico e istituzionale. Quel discorso d’odio, ci spiega Ilga, si traduce fisicamente in violenza perché produce un clima che la legittima. In questo, aggiungiamo noi, la politica italiana da anni offre gli esempi peggiori”.