Hanno ovviamente fatto il giro d’Italia, le incredibili e indecenti dichiarazioni di Nino Spirlì, vicepresidente leghista della giunta regionale calabrese, omosessuale dichiarato, di destra e fervente cattolico, che ha rivendicato il diritto di utilizzare parole come “neg*o e “ricchi*ne”, per poi sottolineare come non ci sia “cosa più brutta della lobby fr*cia“.
Durissimo il commento di Alessandro Zan, deputato Pd nonché relatore della legge contro l’omotransfobia e la misoginia che il 20 ottobre tornerà alla Camera dei Deputati.
“Parole che lasciano noi senza parole“, ha rimarcato Zan sui social. “E senza parole hanno lasciato, talvolta per sempre, chi ne è stato vittima. Perché ci sono ragazzi che il peso dell’omofobia, il peso delle parole, non lo hanno retto. Ci sono ragazzi che, dopo esseri stati chiamati “fro*io” per l’ennesima volta, hanno deciso di farla finita, talvolta buttandosi sotto un treno, talvolta impiccandosi, talvolta lanciandosi dal terrazzo di casa. E lo stesso vale per chi, ancora oggi, a causa di individui come il vicepresidente calabrese della Lega Nino Spirlì, deve vivere persino la propria pelle come un marchio di infamia. “Era una boutade”, “era solo ironia”, “era solo una battuta”, quante volte l’abbiamo sentita? Quante volte chi l’odio lo ha professato si è nascosto dietro queste parole?“.
Domanda retorica, ovviamente, se non fosse che da parte di Spirlì non ci sia stato alcun passo indietro. Così come dai massimi rappresentanti della Lega e dalla presidente della regione Calabria Jole Santelli. Ma è anche a loro che Zan rivolge un appello.
Tutto questo non è più tollerabile. Non è più tollerabile per tutti quei ragazzi che le conseguenze dell’odio le vivono nella propria quotidianità, sulla propria pelle e nel proprio animo. Non solo chiediamo che Nino Spirlì si dimetta da vicepresidente della giunta regionale calabrese. Chiediamo che sia il segretario della Lega Matteo Salvini a dimissionarlo e a prenderne le distanze: il silenzio è complice.
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Espressioni vergognose come quelle usate da Spirlì se usate da un privato cittadino possono essere permesse perchè in Italia comunque c'è la libertà di espressione ma Spirlì ricopre cariche pubbliche, percepisce uno stipendio pagato con le tasse di tutti anche di quei gay che lui offende, il che denota come i leghisti non hanno alcun senso dello stato e nessun rispetto per le cariche che ricoprono.