Manifesti omofobi sono stati affissi nella notte all’ingresso della sede dell’associazione Gay Center a Roma. La firma è quella di Azione Frontale, organizzazione di estrema destra già nota per azioni di questo tipo. Altre 4 volte, negli ultimi 8 anni, avevano attaccato il Gay Center.
Il 4 febbraio 2015 erano stati affissi manifesti omofobi che ritraevano il volto di una bambina sofferente e la scritta “No alle adozioni gay”.
Il 10 giugno 2015, a pochi giorni dalla manifestazione Roma Pride, vennero affissi nuovi manifesti contro le adozioni gay.
L’8 marzo 2017 altri manifesti omofobi in occasione della Giornata Internazionale della Donna.
Il 24 ottobre 2017 manifesti con l’immagine del cantante Miguel Bosè accompagnata dallo slogan:” UN BAMBINO NON È UN CAPRICCIO PER UOMINI VIZIATI”.
Dopo 6 anni di ‘pausa’, il ritorno. Nei nuovi manifesti si legge “basta all’imposizione LGBT, liberi di non pensarla e di essere come voi. Combattiamo l’eterofobia“, con immagini tratte da alcuni Pride sullo sfondo.
“Continua a verificarsi l’affissione di manifesti contro la nostra associazione da parte di Azione Frontale, questa volta con la scritta “BASTA L’IMPOSIZIONE LGBT+” . Questi slogan ricordano quelli dei Nazisti e dei Fascisti contro gli Ebrei, o quelli dei suprematisti bianchi in America”, ha tuonato Alessandra Rossi, Coordinatrice Gay Help Line 800 713 713. “Sono scritte molto gravi contro la nostra associazione, Gay Center, che da anni gestisce il numero verde Nazionale contro l’omobistransfobia Gay Help Line 800 713 713, che ad oggi è un servizio per il Comune di Roma, sostenuto anche dalla Regione Lazio e Unar – Ministero Pari Opportunità. Il nostro impegno quotidiano a sostegno delle vittime forse è una minaccia per chi vuole continuare a discriminare in modo incontrastato. Per questo chiediamo al Governo di sciogliere l’organizzazione Azione Frontale, come consentito dalla legge, per le sue continue azioni discriminatorie ed antisemite.”
“Da anni siamo bersagliati da affissioni e atti indimidatori con matrice omofoba di estrema destra“, ha aggiunto Rachele Giuliano, Presidente Arcigay Roma. “Purtroppo dobbiamo far rilevare che, secondo i dati riportati da ILGA Europe, l’Italia continua ad essere uno dei paesi che meno tutela le persone LGBT+ in Europa, superata addirittura dall’Ungheria di Orban. Come si può parlare addirittura di “eterofobia” in un paese che manca di una legge contro l’omotransfobia? O dove ancora oggi, nel 2023, non è riconosciuto nemmeno il diritto al matrimonio egualitario?”.
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